L’ultimo ciak, a Napoli la festa di tutte le feste

Serie A: il Napoli festeggia lo scudettoL’esultanza dei calciatori del Napoli premiati, dopo la vittoria contro la Sampdoria, con la coppa riservata ai campioni d’Italia

INVIATO A NAPOLI. Ciak, si gira l’ultima scena. Quella della festa delle feste, la più bella di sempre per Napoli e i napoletani. La chiusura di stagione contro la Sampdoria è la partita delle emozioni forti, delle lacrime e della gioia, nell’eterna disputa di questa città senza tempo che sa essere felice e triste nello stesso momento. Felice, perché il terzo scudetto è la sintesi di un campionato perfetto chiuso a 90 punti con Osimhen capocannoniere (26 gol, uno su rigore pure ieri) e Kvaratskhelia miglior giocatore di tutto il torneo. E poi c’è Spalletti, il più bravo dei tecnici che vive la sua domenica con l’animo leggero di chi ha vinto, anzi stravinto, ma con il magone di chi scende da cavallo. «Sarà difficile staccarsi da tutto, anche dalle piccolezze», dice prima ancora della gara. “Lucio” pensa ai suoi tifosi che «sono tutti coinvolti in questa festa, perché Napoli e il Napoli hanno insegnato come festeggiare». Un atto di amore dell’allenatore a cui vogliono bene tutti. «Non c’è da preoccuparsi, non guferò mai! Vedrete che il Napoli andrà alla grande, qui hanno fatto un investimento importante sul calcio per il futuro: tanti bambini ora amano il Napoli».
Triste, si diceva, perché in fondo è anche una festa agrodolce. Il primo con le lacrime è Fabio Quagliarella. È la sua ultima volta, lui che è napoletano e qui ci ha giocato. Uscirà per la standing ovation più lunga mai riservata da questo stadio a un giocatore di un’altra squadra. Occhi lucidi per Giovanni Simeone che segna un gol alla Maradona nello stadio Maradona e sventola la maglia di Maradona che aveva tenuto gelosamente in panchina. Lo spirito di Diego è qui, per forza. Sulla sua tomba a Buenos Aires ieri ha pianto il presidente dei due scudetti precedenti, Corrado Ferlaino: «Dovevo ringraziarlo…». Sugli spalti ci sono gli argentini che si sentono a casa e festeggiano come al Mondiale in Qatar. Un mese dopo averlo vinto, il Napoli si cuce definitivamente lo scudetto sulle maglie mentre dentro e fuori lo stadio è un tripudio azzurro. Adesso c’è il futuro davanti. Quello prossimo, anzi imminente, prevede un altro allenatore. Aurelio De Laurentiis stravede per Vincenzo Italiano ma prima c’è la finale di Conference tra Fiorentina e West Ham. Il presidente ammicca dicendo che «dobbiamo aspettare solo un po’ di tempo». Spalletti si porta avanti e parla al suo successore, affermando che «è difficile dare consigli a chi verrà, ognuno vede il calcio a modo proprio. Gli direi però di fidarsi di questa squadra». De Laurentiis deve sostituire anche il direttore sportivo Giuntoli (ieri qualche fischio per lui) e risolvere la questione Bari. Il suo secondo club tra pochi giorni si giocherà la serie A contro il Cagliari. In caso di promozione dovrà vendere la società pugliese, non essendo lecita la multiproprietà. Ma non è questa la notte per pensare a contratti, buonuscite, ingaggi, grane. È la notte della festa che ricomincia per l’ennesima volta quando Di Lorenzo, il capitano, alza la coppa dello scudetto. La gioia, ancora una volta, vince sulla tristezza. È la storia di Napoli. Poi si vedrà. «Possiamo vincere la Champions», dice Osimhen. —
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Articolo pubblicato su La Stampa del 5 giugno 2023

LA STAMPA (pagina 34) 5-6-2023

Articolo pubblicato sul sito de La Stampa domenica 4 giugno 2023 (consultabile a questo link)

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