A Milano contro il Portogallo c’è il pienone per l’Italia della rinascita

Nations League: Italia-PortogalloIl cittì azzurro Roberto Mancini con il suo staff sul terreno del Meazza (foto Ansa)

INVIATO A MILANO Un anno dopo si torna sul luogo del delitto. A San Siro contro il muro svedese si spensero le nostre speranze di andare al Mondiale. A San Siro stasera l’Italia di Mancini, giusto a distanza di dodici mesi, può riprendere quota e qualche tocco di lustro. È una partita che conta davvero qualcosa quella contro il Portogallo campione d’Europa. Ci giochiamo il neanche poi tanto effimero primato nel girone 3 della Nations League, una conquista raggiungibile soltanto con una vittoria.
Il Meazza pieno come un uovo (venduti tutti i 73mila biglietti) è sicuramente una delle cure migliori per uscire dalla convalescenza. «La Nazionale non è mai morta – certifica l’esistenza in vita il commissario tecnico azzurro – e un anno fa contro la Svezia meritava di andare avanti ma ha avuto poca fortuna. Nel calcio ci sono momenti in cui non va bene. Noi ci siamo rimboccati le maniche, ma la strada è ancora abbastanza lunga, non è facile tornare ai livelli dell’Italia». È assolutorio Mancini anche nei confronti del suo predecessore, il defenestrato Ventura inciampato nel frattempo anche nel Chievo, disastro che lo ha spinto stavolta a dimettersi.
Si gioca contro una squadra forte e con un convitato di pietra in mezzo al campo. Trattasi di Cristiano Ronaldo che potrebbe tornare a vestire la maglia della sua nazionale proprio a marzo per le qualificazioni agli Europei del 2020. «Tornerà in quella occasione? A marzo vedremo – va per le spicce Fernando Santos, cittì portoghese –. Nessuno può dire che non averlo aiuta. È il migliore del mondo, è importante che lo dimostri sempre e che sia fatta giustizia affinché vinca lui il Pallone d’oro». Ai campioni europei in carica, usciti dai Mondiali in Russia già agli ottavi per mano dell’Uruguay di Cavani, basta in realtà un pari stasera per essere sicuri delle finali della Nations League. L’Italia invece può vincere il girone battendo i portoghesi e restando in attesa di quanto accadrà martedì a Guimaraes in Portogallo-Polonia.
Mancini ha in mente qualcosa di diverso rispetto alle ultime due partite degli azzurri. In avanti tridente meno rutilante del solito: senza Bernardeschi, tocca a Immobile mettersi in mezzo e dialogare fitto fitto con Insigne, suo gemello del gol sin dai tempi del Pescara di Zeman, e Chiesa. Il centravanti della Lazio si gioca una carta importante perché con Mancini in panchina non ha mai convinto fino in fondo il commissario tecnico che vuole da lui più movimenti e incroci con gli altri due peperini d’attacco per mantenere alti i ritmi e stordire gli avversari.
Per il resto in campo una squadra che mantiene nei suoi nove undicesimi una età media sotto i 30 anni (solo Chiellini, alla centesima in azzurro, e Bonucci hanno già varcato la soglia dei trenta) e che vuole arrivare al risultato passando per il gioco. Questo l’ordine di scuderia dettato da Mancini sin dall’inizio di questa sua avventura azzurra. Il commissario tecnico pensa anche al campionato e per questo risparmierà la trasferta in Belgio a Chiellini, Jorginho, Insigne e Florenzi che sono impegnati su più fronti con i rispettivi club. Francesco Acerbi, invece, ha preso il posto dell’infortunato Alessio Romagnoli rispedito a casa. Martedì a Genk, dove gli azzurri affronteranno in amichevole gli Stati Uniti nella partita in cui verrà sperimentato il Var in una competizione dell’Uefa, Mancini darà spazio e campo anche a Moise Kean, 18enne attaccante della Juventus, e a Gianluca Mancini, 22enne difensore dell’Atalanta. In gruppo anche Sandro Tonali, un altro 2000 che viene dalla serie B (Brescia). Largo ai giovani. La strada è difficile ma è quella giusta.
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Articolo pubblicato sui quotidiani del Gruppo Gedi sabato 17 novembre 2018

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