Sangalli (Confcommercio): «Meno tasse e burocrazia per far ripartire l’Italia»

Sangalli (Confcommercio)Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio

ROMA. Natale è il periodo dell’anno che rappresenta una cartina tornasole per chi fa impresa. È il tempo dei bilanci ma anche delle prospettive, come sottolinea in questa intervista Carlo Sangalli, presidente di Confcommercio.

Un vostro recente studio ha definito “dimesso” il Natale alle porte. Perché?

«È un Natale sospeso tra la fine della crisi e una vera crescita perché la fiducia, che è un ingrediente fondamentale per sostenere i consumi, ha fatto registrare un calo. In ogni caso, le famiglie avranno comunque a dicembre il budget più alto degli ultimi dieci anni e la spesa per i regali sarà in linea con l’anno scorso».

È in dirittura d’arrivo la legge di Bilancio. Soddisfatti?

«Diamo atto al governo di aver mantenuto le promesse sulla sterilizzazione delle clausole di salvaguardia, impedendo l’aumento dell’Iva. Ci aspettavamo, però, un maggior sostegno alle imprese. E mi riferisco, in particolare, al rinvio dell’Iri, alla mancata deducibilità totale dell’Imu sugli immobili strumentali e alla mancata approvazione del riporto delle perdite per gli oltre 2 milioni di imprese che adottano il regime di cassa. Insomma, serviva più coraggio e determinazione soprattutto nella riduzione della pressione fiscale».

E la riduzione della burocrazia? A che punto siamo?

«Apprezziamo molti dei provvedimenti legati alla riforma Madia come, ad esempio, la definizione dei regimi applicabili alle attività d’impresa e la standardizzazione della modulistica. Bisogna continuare a ridurre gli oneri perché l’eccesso di burocrazia vale circa 8.000 euro per ogni impresa. Prezzo che nessuna azienda merita di pagare».

Il clima politico in Italia è da mesi rovente. Lei è stato parlamentare a lungo: quanto condiziona l’incertezza?

«L’incertezza incrementa, naturalmente, la propensione al risparmio. Quindi, se si risparmia si consuma meno. Speriamo, dunque, che sia una campagna elettorale che affronti nel merito i problemi strutturali del Paese e che dopo la tornata elettorale ci sia una maggioranza e un governo che proseguano il cammino delle riforme già avviato».

Che politiche vanno studiate per dare spazio ai giovani?

«Abbiamo apprezzato, nella legge di Bilancio, il taglio del costo del lavoro per l’assunzione di giovani. Il terziario di mercato rimane la grande area produttiva in grado di crescere e creare nuova occupazione».

Natale tempo di acquisti, ma anche di problemi. Un caso per tutti: il Pos.

«Nel nostro Paese sono già installati 2,2 milioni di Pos, più che negli altri paesi europei. Bisogna ridurre i costi legati all’accettazione della moneta elettronica ancora elevati per molte imprese, in particolare quelle operanti in settori a bassa marginalità, quali distributori di carburante, tabaccai, giornalai».

Di recente il Misery Index di Confcommercio, l’indice che misura il disagio sociale, ha fatto registrare un aumento. Non è che la politica si sbaglia?

«Oggi la ripresa in Italia si è certamente rafforzata. Ma è una ripresa che, purtroppo, resta ancora lenta e parziale. I consumi delle famiglie non mostrano infatti quell’accelerazione necessaria a portare il ritmo di crescita del Pil attorno al 2%, un obiettivo indispensabile».

Il 2018 sarà l’anno delle elezioni. Cosa si sente di chiedere alla “nuova” politica?

«Una migliore prospettiva di crescita socio-economica. E per fare questo bisogna risolvere i difetti strutturali della nostra economia. Difetti che si possono riassumere in 2 eccessi e 2 deficit: eccesso di burocrazia e di tassazione, deficit di infrastrutture e legalità». (a.d.m.)

©RIPRODUZIONE RISERVATA.

Intervista pubblicata sui giornali locali del Gruppo Gedi il 15 dicembre 2017

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