Ucciso il sindaco di Pollica: così hanno spezzato un sogno

di Angelo Di Marino
Il mare di Acciaroli è calmo. Sembra pietrificato davanti alla tragedia. Anche i pescatori sono immobili, sul molo non c’è vento. Qui il tempo si è fermato, proprio come il cuore del sindaco-sceriffo, un uomo dagli occhi limpidi e il fisico asciutto. A Pollica non è stato ucciso solo Angelo Vassallo. In questo angolo di Cilento che somiglia a una favola incantata hanno ammazzato un sogno. Per anni la gente di qui ha aperto le porte al prossimo, investendo sui sentimenti prima ancora che sul turismo. Emozioni che sembrano ricordi lontani in questa giornata di fine estate in cui tutti piangono. I tanti che qui trascorrono le ferie, i molti che ci vivono da sempre, i pochi che sono piombati nel cuore della notte trasformandosi in testimoni di un delitto tanto efferato quanto angosciante.
Sì, la nostra adesso è angoscia. Anzi, ansia. Ansia di sapere perché Vassallo è stato trucidato. La paura è quella di scoprire come il crimine organizzato, anche in questa terra baciata dal sole, abbia scavato talmente in profondità da mettere radici. Ed è questa l’angoscia che viaggia pari passo con la consapevolezza di non avere più argini al cospetto del malaffare. Se un sicario può arrivare fino a qui, quando il tramonto è appena passato, per spezzare la vita di un pescatore col mare negli occhi, allora siamo davvero all’ultimo atto.
Ecco, in questo momento in cui la nostra unica speranza resta quella della legalità a tutti i costi, vorremmo che le nefande ombre dei capibastone si rivelassero solo degli incubi. E’ pur vero che in questi anni, a sud di Salerno, deve essere cresciuta una sorta di organizzazione malavitosa parallela, sicuramente poco cruenta ma capace, ad esempio, di fornire appoggio logistico ai latitanti di turno. Ne sono la prova i numerosi arresti di fuggiaschi compiuti in questi mesi dalle forze dell’ordine, capaci di stanare figure mai di secondo piano dei cartelli camorristici più in voga in Campania. Un’impalcatura mobile, agile e che si muove sotto traccia. Agendo probabilmente anche dove pullulano gli abusi edilizi e gli scempi ambientali. Altre piaghe di un Cilento difficile da controllare e difendere per quanto è vasto. Sono questi gli elementi che scatenano altre paure ma che devono anche farci capire come sia indispensabile tenere alta la guardia. Vassallo è stato ucciso, con lui anche il sorriso del suo paese incantato. Ma chi ha sparato non potrà mai annientare le coscienze dei tanti che non vogliono arrendersi. E che non si arrenderanno. Mai.
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pubblicato su “la Città” del 7 settembre 2010

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