La chiamata alle armi di Berlusconi

di Angelo Di Marino
NAPOLI.
Il comizio al coperto di Berlusconi alla Mostra d’Oltremare è una conferma. Adesso è chiaro come il sole che andremo a votare non per scegliere il futuro della Campania ma quello dell’intero Paese. Sapevamo che in ballo non c’è soltanto il governo regionale, ma averne la certezza dal diretto interessato, vale a dire il Primo ministro, non è cosa da poco. Nel padiglione “6”, riempito per meno della metà dal popolo del Cavaliere, è andata in scena la chiamata alle armi alla vigilia di quella che si profila come una ultima settimana al vetriolo per questa campagna elettorale.
E che Berlusconi abbia come obiettivo quello di tenersi stretta la leadership prima ancora che la conquista di nuove terre lo hanno capito tutti, anche i protagonisti della serata a gomiti larghi di ieri sera. Il capo del governo ha snocciolato il bilancio del suo esecutivo in questi due anni, dal Passante di Mestre al Frecciarossa, dal ponte sullo Stretto alle autostrade. La Campania? Non pervenuta, almeno in questa occasione. Che resterà l’unica con protagonista Berlusconi, visto che non ritornerà al fianco di Stefano Caldoro prima del voto. Il premier, tra l’altro, ha svelato ai presenti i piani di un ipotetico governo di centrosinistra, elencando i punti salienti del programma di Bersani e soci per le prossime elezioni politiche. Ne sa più dei suoi avversari, i quali ora come ora manco possono permettersi di pensare alla prossima scadenza che sarebbe comunque tra tre anni, mica tra dieci giorni. Berlusconi ha dipinto uno scenario che deve essere soprattutto nella sua testa e che, proiettato sulla gente che lo ascoltava ieri sera, diventa una spada di Damocle da mulinare nell’aria nei giorni del giudizio. “Questa è una scelta di campo tra loro e noi”, ha ribadito il premier dopo aver messo in scena il solito giochino delle domandine “facili facili per tenere le vostre menti allenate”. Soprattutto ha trasposto su De Luca, mai citato peraltro, poteri straordinari, visto che sarebbe prossimo a “rimettere l’Ici sulla prima casa ed introdurre la patrimoniale sui beni delle famiglie”. Ovviamente compiti che non spettano ad un governatore regionale, bensì ad un premier. Forse ne sa più di tutti e crede che De Luca possa essere il suo prossimo avversario. E tanto lontano dalla verità non deve essere.
La Campania sta scoprendo di valere quanto l’intera posta in palio e l’appello al voto di Berlusconi ne è la testimonianza. Anche lo spettro agitato di una regione, in caso di vittoria avversaria, penalizzata dal governo centrale non sembra un esempio di lungimiranza politica, tantomeno di correttezza. La guerra sarà pure guerra, ma così sembra voler dire che avranno un futuro solo i campani che voteranno centrodestra e gli altri no. Questo Cavaliere è molto lontano dalle sue precedenti uscite napoletane. Se la prende con i giudici politicizzati “amici della sinistra” e con la “strategia studiata a tavolino con la magistratura” per penalizzare la sua azione politica. Berlusconi ha comunque un merito che è quello di aver suonato la carica ai suoi colonnelli, troppo sicuri di stravincere fino a qualche settimana fa e ora alle prese con conteggi sempre meno abbondanti.
E Caldoro? C’era, state tranquilli. Ma al cospetto della veemente turbolenza del Cavaliere il suo aplomb non ha scatenato entusiasmi particolari. Il candidato governatore del Pdl è persona seria e per bene, sembra però lontano dal clichè del berlusconiano perfetto. Si torna a casa con qualche gadget e senza spintoni. E con qualche dubbio che forse prima non c’era.

pubblicato su “la Citta'” del 19 marzo 2010

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