La festa di Napoli, al Maradona effetti speciali per il trionfo

Napoli-Fiorentina - Serie A TIM 2022/2023La festa della squadra allo stadio Maradona (foto LaPresse)

INVIATO A NAPOLI. Il mondo in uno stadio. È la festa di Napoli allo stadio Maradona. In questo catino baciato dal sole e dipinto di azzurro ci sono però spagnoli, australiani, argentini, inglesi, sudafricani. La gente che da giorni ormai popola la città mescolandosi con chi qui ci vive nell’esplosione di gioia più fragorosa degli ultimi 33 anni. Uno scudetto senza frontiere, come la storia da queste parti insegna da secoli. Con il mare da una parte e il Vesuvio dall’altra, una città libera e prigioniera allo stesso tempo. Schiava ribelle dalla maschera triste, come quella di Pulcinella diventata nel frattempo di Osimhen.
Il prologo a Napoli-Fiorentina è nelle strade che circondano lo stadio di Fuorigrotta. Nei bar quanto nelle trattorie, nei negozi aperti per vendere bandiere e sciarpe azzurre così come davanti agli improvvisati chioschi che smerciano bibite sottocosto agli assetati. Nulla è fuori posto nel disordine più caotico di sempre. Si vede anche il presidente De Laurentiis che posta una foto davanti alla statua di Maradona con lui al centro tra Spalletti e il tecnico dell’Atletico Madrid, Diego Simeone. Il figlio Giovanni non sta più nella pelle: «Ho vinto lo scudetto a Napoli come Maradona, non ci credo…». Con un cappellino azzurro in testa gira per Fuorigrotta anche Paolo Sorrentino: «Ci vediamo allo stadio», dice il premio Oscar a chi gli chiede autografi. Sorrentino sta girando da giorni con le sue troupe le immagini della Napoli con lo scudetto. Ingaggiate anche alcune comparse, del girato forse ne farà un film o un documentario. «Maradona ci ha spiegato come fare a vincere gli scudetti e noi lo abbiamo fatto. Oltre la grande bellezza», le parole alla festa da lui diretta che parte al Maradona subito dopo il fischio finale.
Dentro è metà bolgia e metà paradiso, nell’incrocio più riuscito tra Un Posto al Sole e la Divina Commedia. Non c’è l’inferno, Napoli se lo risparmia almeno per qualche giorno, poi si vedrà. Si gioca anche al calcio al Maradona. C’è la Fiorentina e soprattutto c’è Osimhen in campo dal primo minuto. È lui che la risolve su calcio di rigore dopo averne sbagliato uno a inizio ripresa (paratona di Terracciano). Per Osimhen è la rete numero 47 in azzurro che lo fa diventare il giocatore africano ad aver segnato più gol in serie A. Supera la leggenda George Weah, il liberiano del Milan. Si finisce in un tripudio mentre cala il sole, inequivocabilmente azzurro in questa serata napoletana. Il giro di campo con la bandiera e lo scudetto cucito sopra è un pellegrinaggio tra lacrime, abbracci e inchini. Poi si accendono i riflettori della festa voluta come uno show hollywoodiano da De Laurentiis. «Quest’anno ci è mancata solo la Champions, ma ci proviamo l’anno prossimo», urla nel microfono il presidente che conferma di aver ricevuto una proposta cospicua per vendere il Napoli ma di averla rifiutata. Ci mette il suo anche Luciano Spalletti: «Futuro? Non ci sono problemi, il Napoli aveva questa opzione sul mio rinnovo e l’ha esercitata. Li ringrazio di avermi avvertito, ma c’è ancora del tempo», si lascia andare l’allenatore. In realtà, poco prima, Spalletti conferma che avrà un confronto con De Laurentiis per programmare il futuro. Al quale, ammette il tecnico, sta già lavorando lo stesso Giuntoli. Segnali di distensione anche nella cena organizzata nel ventre del Maradona. La festa orchestrata da Sorrentino come un set da blockbuster si chiude con i fischi al sindaco Manfredi, con il mitico magazziniere Tommy Starace che scatena le danze sulle note di Raffaella Carrà e con Spalletti chiamato a gran voce proprio da De Laurentiis e portato in trionfo dai suoi giocatori. «Proprio vero che Napoli è la città dei miracoli, perché se siete riusciti a far vincere un campionato anche a me significa proprio che li fate i miracoli, vi voglio bene assai». Fuori, da piazza Plebiscito a via Chiaia fino a Fuorigrotta, è festa grande. Stavolta adda passà ‘a nuttata è il più dolce dei saluti. —
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Articolo pubblicato su La Stampa di lunedì 8 maggio 2023

LA STAMPA (pagina 32) 8-05-2023

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