Terreni e terroni, la strategia del governo per il Sud

Manovra: il ministro TriaIl ministro delle Finanze, Giovanni Tria, con il Commissario Ue per le Politiche economiche e monetarie, Pierre Moscovici (foto Ansa)

L’hanno definita la “manovra del popolo”. E’ quella ideata da Salvini e Di Maio, avversata dall’Europa e non ancora digerita da banchieri, industriali e finanche dal ministro competente, Giovanni Tria, che nei giorni pari fa finta di niente e in quelli dispari manifesta il suo dissenso. Sarà anche la “manovra del popolo” ma pensare di concedere dei terreni alle famiglie che fanno il terzo figlio è davvero una trovata d’altri tempi.

Di cosa si tratta? Semplice, per favorire la crescita demografica verranno concessi gratuitamente, e per un periodo non inferiore ai 20 anni, terreni demaniali agricoli o terre abbandonate o incolte ai nuclei familiari con terzo figlio nato negli anni 2019, 2020, 2021, o a società costituite da giovani imprenditori agricoli che riservano una quota societaria ai suddetti nuclei familiari pari al 30 per cento. Alle famiglie è concesso inoltre, a richiesta, un mutuo fino a 200.000 euro per la durata di 20 anni, a un tasso pari a zero, per l’acquisto della prima casa in prossimità del terreno assegnato.

Questo quanto scrive il governo, anche se poi ancora non c’è la definizione della misura. L’annuncio è arrivato dal ministro dell’agricoltura Gian Marco Centinaio, senatore della Lega, secondo il quale la proposta «permetta alle famiglie desiderose di avere un terzo figlio, di poter contare su un reddito aggiuntivo. Si parla tanto di un ritorno all’agricoltura da parte dei giovani. Noi vogliamo dargli la possibilità di ottenere terre coltivabili. Si dice che in Italia si fanno pochi figli e che bisogna dare un aiuto per invertire la tendenza e proprio per questo il ministero dell’Agricoltura vuole dare un contributo favorendo in particolare le aree rurali, dove figli se ne fanno ancora», ha detto ancora il ministro leghista che sta agendo a braccetto con i colleghi dei dicasteri della famiglia e delle Regioni.

Al momento non è noto se il governo in questo caso attingerà dal patrimonio fondiario della Banca delle terre nazionale, o da quello delle Regioni o dal patrimonio del Demanio. A tal proposito, secondo un’analisi Coldiretti, su dati Istat, terreni agricoli per un valore di 9,9 miliardi di euro sono in mano alle amministrazioni pubbliche che hanno incrementato in valore queste attività del 31% negli ultimi 15 anni. La proposta, sempre secondo Coldiretti, dovrebbe definire anche la concessione alle società costituite da giovani imprenditori agricoli che riservano una quota societaria pari al 30% ai nuclei con terzo figlio nato nel prossimo triennio.

Insomma, questo governo vorrebbe incentivare le famiglie ad avere più figli garantendo come singolare ammortizzatore sociale un appezzamento da coltivare. Definendo lo strumento una strada che “permetta alle famiglie desiderose di avere un terzo figlio, di poter contare così su un reddito aggiuntivo”. Se di reddito aggiuntivo parlano equivale a dire che coltivare la terra è un’attività quasi ricreativa, un hobby, un secondo lavoretto. Peccato si tratti di una delle attività più complesse che esistano e che per svolgerla servano passione, dedizione, conoscenze e tante capacità.

Oltre ai terreni dello Stato, sarà assegnata gratuitamente la metà di quelli abbandonati di Abruzzo, Basilicata, Calabria, Campania, Molise, Puglia, Sardegna e Sicilia per cui l’anno scorso era partita una sperimentazione della valorizzazione, che comprendeva le aree agricole inattive da almeno 10 anni, i terreni di rimboschimento in cui non si erano registrati interventi negli ultimi 15 anni e anche le aree industriali, artigianali, e turistico-ricettive abbandonate da almeno 15 anni.

Insomma sono terreni del Sud per gente del Sud. Negli anni del boom economico, alimentato dai tanti meridionali che risalivano lo Stivale per diventare lavoratori, la questione meridionale venne affrontata con una dicitura che etichettava buona parte dei nostri territori come “Aree depresse del Mezzogiorno”. Quella trovata venne finanche inserita nel trattato di Amsterdam, uno dei trattati fondamentali dell’Unione europea nonché primo tentativo di riformare le istituzioni europee in vista dell’allargamento. Un trattato che venne firmato il 2 ottobre 1997 dagli allora 15 paesi dell’Unione europea e che è in vigore dal 1º maggio 1999.

A distanza di decenni un’altra dicitura sta per entrare nella letteratura che accompagna la crisi del Meridione nel nostro Paese: “Terreni ai terroni”. E così qualcuno crederà di aver ancora una volta dato una mano al Sud. Quella sbagliata.

Editoriale “Il Salernitano visto da fuori” andato in onda su Radio Alfa domenica 4 novembre 2018

Il link al podcast di Radio Alfa

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