Serve un miracolo per salvare i ragazzi delle catacombe

Catacombe San Gennaro: cartelli al Rione SanitàNel rione Sanità a Napoli, cartelli in difesa delle Catacombe di San Gennaro, gestite dalla cooperativa La Paranza (foto Ansa)

Questa volta è San Gennaro a chiedere un miracolo. E’ davvero singolare infatti la vertenza in corso tra la Curia di Napoli e il Vaticano. Manco a dirlo, di mezzo ci sono i soldi. 700mila euro per la precisione. Parliamo insomma delle Catacombe di San Gennaro e della Commissione Pontificia venuta a battere cassa per gli incassi provenienti dai biglietti per visitare le Catacombe, gestite dalla cooperativa La Paranza. Un ammontare che, secondo alcune stime, si aggira appunto attorno ai 700mila euro (relativi a 10 anni di attività).

Per capire cosa sta succedendo è necessario fare qualche piccolo passo indietro. Le antiche aree cimiteriali sotterranee risalenti al II-III secolo rappresentano il più importante monumento del Cristianesimo a Napoli e non solo. L’ingresso alle catacombe è collocato nei pressi della splendida chiesa dell’Incoronata a Capodimonte. Entrando è subito visibile il più antico ritratto conosciuto di san Gennaro, risalente al V secolo, i cui resti mortali in passato sono stati custoditi proprio nelle catacombe.

Dopo decenni di incuria e mancata valorizzazione delle catacombe, dieci anni fa l’Arcidiocesi di Napoli affidò la gestione dei luoghi alla cooperativa La Paranza, costituita da giovani residenti nel fin troppo famigerato Rione Sanità. In questi anni sono stati realizzati il restauro degli spazi, impianti di illuminazione, accesso per i disabili, mentre sono 34 le guide assunte (erano 5 all’inizio), 16 le persone che lavorano per la manutenzione, 6mila metri quadri sono stati restituiti alla città, 15mila metri quadri di spazi esterni.

Un autentico modello virtuoso, diventato una attrazione turistica capace di catalizzare migliaia di visitatori da tutto il mondo, 150mila ogni anno. Adesso però la Chiesa vuole i denari. Secondo una convenzione, infatti, al Vaticano sarebbe dovuto andare il 50% degli incassi dei biglietti. Cosa che in effetti non è avvenuta. La convenzione quinquennale è in scadenza il prossimo luglio ed è necessario trovare una soluzione per gli arretrati. E’ altresì chiaro che versare una simile somma comporterebbe il rischio chiusura del sito archeologico e la fine del “modello Sanità”, interpretato magistralmente in questi anni dalla cooperativa La Paranza.

A difesa dei ragazzi delle Catacombe e del loro lavoro si stanno mobilitando molti napoletani, soprattutto quelli del Borgo Vergini nel rione Sanità, dove sono comparsi cartelli particolarmente significativi. C’è chi scrive «Giù le mani dalle Catacombe di San Gennaro. Danno lavoro a 50 bravi ragazzi» e chi ancora una volta si affida al patrono: «San Gennaro falli ragionare a questi signori». Tra le voci a sostegno dei ragazzi de La Paranza, anche Antonio Cesarano, il papà di Genny, vittima innocente di camorra, ucciso a 17 anni da un proiettile sparato durante una stesa. «È paradossale che nel momento in cui il quartiere si riprende, si riscatta arrivi una richiesta come questa – ha commentato – Questo quartiere ha trovato la forza di reagire anche dopo la morte di mio figlio Genny e non può essere oggetto di ostruzione».

La questione, in realtà, è assai delicata. E vede come attori principali l’arcivescovo di Napoli, il cardinale Crescenzio Sepe, il cardinale Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, e addirittura il Papa. Proprio al pontefice è stata inviata una lettera aperta da associazioni, intellettuali, scrittori, cittadini, in cui si chiede l’intervento di Francesco per trovare una soluzione alla questione delle Catacombe di San Gennaro. Aumentano di minuto in minuto, intanto, i sottoscrittori dell’appello al Papa: nelle prime 24 ore i firmatari sono stati oltre 25mila.

«Sono convinto che il Santo Padre, conoscendone la sensibilità, comprenderà quanto è importante per il quartiere e per la città un simile laboratorio», confida il sindaco di Napoli, Luigi de Magistris. Dalle stanze della Curia, a ridosso del Duomo di Napoli dove si rinnova tre volte l’anno il miracolo del patrono, invece si tace. Almeno ufficialmente.

Insomma è adesso a rischio una delle esperienze di imprenditoria cooperativa più sorprendente degli ultimi 10 anni nel capoluogo partenopeo, riconosciuta in tutta Europa e capace di ridare lustro a una comunità e al territorio. L’aver creato posti di lavoro, favorito l’integrazione di ragazzi altrimenti condannati all’emarginazione e aver sottratto braccia e teste alla criminalità diventerebbero fattori di secondo piano nella suddivisione aritmetica e non algebrica degli incassi. Forse hanno davvero ragione alla Sanità, serve proprio San Gennaro che è tra i pochi santi venerato da due Chiese, quella cattolica e quella ortodossa, e che garantisce ben tre miracoli l’anno. Ma che morì martire, decapitato e lontano dalla sua Napoli. La speranza è che la storia stavolta possa essere diversa.

Editoriale “Il Salernitano visto da fuori” andato in onda su Radio Alfa domenica 11 novembre 2018
Ascolta “Editoriale 11-11-2018: serve un miracolo per salvare La Paranza” su Spreaker.

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