Pollica, delitto Vassallo sei anni dopo: quegli spari non uccideranno i sogni e le speranze

Angelo VassalloUna foto d'archivio di Angelo Vassallo, sindaco di Pollica, a Roma in occasione delle bandiere blu di Legambiente edizione 2010

Sei anni nel buio. Sei anni senza giustizia. Sei anni a chiedersi perché. Sei anni sono tanti e pesano molto sulle spalle dei familiari di Angelo Vassallo, il sindaco di Pollica ucciso la sera del 5 settembre 2010 a pochi metri dalla sua abitazione. E pesano molto sulla coscienza della gente onesta di questo lembo del Cilento che non può e non vuole dimenticare. Il titolo coraggioso che “la Città” ha fatto ieri in prima pagina (“Vassallo, uccisa anche la giustizia”) è la fotografia di quanto non accaduto in tutto questo tempo. A essere ferita a morte è infatti la insopprimibile necessità di fare luce su un delitto che ha spezzato la vita di un pescatore con il mare negli occhi e le speranze di una comunità legata alla propria terra.

Non sapere cosa è realmente accaduto sei anni fa è la condanna peggiore, non c’è dubbio. Per mesi si è detto e scritto di indagini intercontinentali, di legami con chissà quale intreccio affaristico malavitoso e di altre circostanze che avrebbero fatto da sfondo al delitto. Nulla di concreto, nulla che sia collegabile all’uccisione di Vassallo. Almeno per quello che sappiamo. E se l’inchiesta che va avanti da più di un lustro non ha portato all’individuazione di chi ha ucciso l’allora sindaco di Pollica, il trascorrere implacabile del tempo ha rafforzato l’impegno civile.
Con il passare degli anni, infatti, si riesce a vedere nitidamente e capire meglio come Acciaroli, Pioppi e in parte la stessa Pollica siano cambiate. Era sicuramente la lente d’ingrandimento che usava già da tempo Angelo Vassallo, e che lo aveva trasformato in un garante prima ancora che in un sindaco. Selezionava e amministrava, compito sicuramente poco gradevole per un politico, sia pur anomalo come lui.

Adesso quella selezione è diventata necessità per la gente di Acciaroli che si scopre accorta come mai prima nella sua storia. «Proviamo con gesti semplici a fare in modo che tutti ricordino il vero Angelo. Io porto con me le sue idee tutti i giorni, provando a realizzarle per questo territorio e la nostra comunità», ha scritto su facebook Stefano Pisani, già vice di Angelo e dal settembre 2010 primo cittadino di Pollica. «Il sindaco pescatore è un uomo che ha dedicato tutto il suo impegno e la sua passione alla tutela di un grande patrimonio del nostro Paese: la costa cilentana», ha sottolineato Pietro Grasso, presidente del Senato che, da buon magistrato, ha anche rimarcato come «dopo sei anni ancora non abbiamo ricostruito completamente le ragioni del suo assassinio».
Vassallo è stato un visionario più che un eroe. E questo cilentano che, suo malgrado, finirà nei libri di scuola ha così vinto la sua battaglia. Purtroppo non ne potrà gioire da vivo, questo è certo. Chi invece credeva di fermarlo quella sera sparandogli addosso potrà anche farla franca ma è stato già sconfitto, stritolato, annientato dalla semplice grandezza del pensiero di Vassallo. Il quale proprio mentre immaginava di dare un futuro alla sua famiglia e alla gente di Pollica, al contempo sconfiggeva quella mano capace di puntare un’arma contro di lui.

Perché questi luoghi rappresentano un’eccezione nel nostro Sud. Non basta essere baciati da madre natura per essere un posto unico al mondo. Serve concretezza per vivere in simbiosi con la pace e la tranquillità che il mare, i silenzi e il cielo stellato trasmettono da secoli a viandanti e residenti. Vassallo aveva capito che non bastava più solo chiudere la porta e lasciare la chiave nella toppa. Non bastava più allargare le braccia e accogliere tutti come vecchi amici.

Chi ha ucciso Vassallo ha innanzitutto strappato ai suoi affetti un uomo che non sarà dimenticato. Ma non ha spento le speranze del popolo di Angelo, che mai metterà sotto chiave quei sogni che il sindaco pescatore aveva trasformato in un patrimonio di tutti.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Articolo pubblicato sul quotidiano “la Città” il 6 settembre 2016

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Il link all’articolo dal sito de “la Città”

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