In queste occasioni la premessa è che il risultato non conta. Falso, soprattutto quando l’Italia gioca contro la Francia. L’esordio di Ventura, nella “sua” Bari, non è un granchè al di là della sconfitta. È chiaro che siamo all’inizio di un nuovo ciclo e che, in fondo, le amichevoli servono proprio per sbagliare e poi correggersi quando invece le partite contano. E di errori ieri sera ce ne sono stati troppi, a partire dalla difesa che ha letteralmente regalato tre gol ai francesi. Irriconoscibile Chiellini senza Bonucci accanto, in un pacchetto che comunque rappresenta una delle poche certezze azzurre. Il reparto sul quale Conte aveva costruito la sua Nazionale, capace di aggirare con le ripartenze e le palle recuperate l’evidente deficit di inventiva.
La missione di Ventura è quella di portare questo gruppo ai Mondiali del 2018 in Russia. Bisogna vincere un girone in cui c’è la Spagna, oltre al resto della compagnia a partire da Israele che affrontiamo lunedì. Tecnicamente è impresa non facile, tenendo conto che una o più tra le altre avversarie (Macedonia, Albania, Liechtenstein e appunto Israele) che troveremo sul nostro cammino rischiano di diventare ago della bilancia in proiezione qualificazione.
Della gara di ieri sera c’è poco da salvare. Giro palla lento, poca profondità, assenza totale di idee. Stessa solfa anche nella ripresa. Più o meno quello che la critica imputava a Conte prima degli Europei. Il nocciolo della questione, risultati a parte, è sempre lo stesso: in mezzo al campo non abbiamo più da anni qualità, roba che detta così sembra preistoria del calcio ma che, statene certi, è una delle poche circostanze tecniche che ancora garantisce qualcosa in una partita. Con tutto il rispetto per i cinque di centrocampo schierati a Bari, siamo lontani da quello che servirebbe davvero. Con Insigne fuori dai giochi e Verratti ancora a mezzo servizio c’è poco da sorridere. Serve pedalare. In salita.
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Articolo pubblicato sui 18 giornali locali del Gruppo Espresso il 2 settembre 2016
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