Tutto sul web il Torino Film Festival nel segno delle donne

In the mood for loveUna scena di "In the mood for love", il capolavoro di Wong Kar Wai restaurato per TFF

Il Torino Film Festival 2020 non si fa fermare dal lockdown. Anzi. Alla conferenza stampa di presentazione della manifestazione, che si terrà dal 20 al 28 novembre, il direttore del Museo Nazionale del Cinema, Domenico De Gaetano, ci ha tenuto a sottolineare il carattere profondamente innovativo dell’edizione. Quest’anno, per le ragioni che noi tutti conosciamo, l’organizzazione e la realizzazione del festival hanno necessitato di innumerevoli e immensi sforzi. Tuttavia, il pubblico non rimarrà a bocca asciutta. Il concetto di innovazione è sempre stato proprio del Museo, del TFF e più in generale del cinema stesso. Il festival si svolgerà interamente online e, nonostante la sentita mancanza delle sale, questa modalità rappresenta un nuovo spunto per la creatività e un’opportunità di ampliamento dei confini a livello mondiale.

Il direttore artistico Stefano Francia di Celle dedica la manifestazione a Valeria Giacosa ed Alfredo Mazzetti e presenta le nuove sigle del TFF: la prima è stata messa a punto dalla Rai; la seconda, invece, introdurrà tutte le proiezioni. Il nuovo simbolo è la stella, posta sulla cima della Mole Antonelliana, simbolo di Torino, che assurge al compito di illuminare la città in questo momento buio.

Il Torino Film Festival si pone l’obiettivo di contribuire esplicitamente all’agenda 2030 delle Nazioni Unite. Attraverso la cinematografia intende trattare temi quali l’uguaglianza di genere, l’emancipazione femminile, l’educazione, la parità tra le nazioni, la pace e la giustizia. In tal senso, Fedra Fateh, vicedirettrice del festival, parla di un cinema universale che tenga in considerazione la giustizia sociale. Così la giuria di quest’anno, per la prima volta priva di un presidente, sarà composta tutta al femminile e i film sono stati selezionati secondo una logica anti sessista (numerosi sono i film che danno voce alle donne e altrettanti sono quelli diretti da registe).

Il programma prevede la proiezione di 133 film, di cui 12 in concorso (6 di uomini e 6 di donne), sulla piattaforma Mymovies, dove da lunedì sarà possibile acquistare i biglietti. La scelta ha cercato di creare un calendario organico, ma il più possibile eterogeneo. Tra le sezioni, molto forte quella dei documentari; Le stanze di Rol, dedicata al cinema di genere; Tracce di teatro, in cui i confini tra le due arti non sono ben definiti; Scuole di cinema, che seleziona i lavori migliori usciti dai diplomi; Back to life, che vede una serie di film restaurati e riportati in vita.

Il pubblico avrà anche una piccola sorpresa: “le Pillole Luce”, ossia 12 film da un minuto o poco più con immagini tratte dall’Archivio storico Luce che raccontano Torino e il Piemonte come erano un tempo e come molti spettatori forse non hanno mai visto.

Purtroppo il dialogo con gli artisti subirà un mutamento: senza la possibilità di contatto con la platea, sono già stati preparati dei video con domande e risposte, che verranno resi accessibili sulla piattaforma. Tuttavia, non mancheranno eventi live, conferenze stampa, dibattiti, incontri e masterclass, che tramite la modalità in streaming acquisiscono un carattere molto più ampio, accessibile e mondiale.

Insomma, ancora una volta il TFF pone al centro della sua attenzione la memoria, l’identità, i giovani, lo scambio e la varietà.

Di certo il grande schermo mancherà, ma non deve trattarsi di un addio. Bisognerà tornare nelle sale, pensando magari a una fruizione mista. I protagonisti della conferenza ci promettono un futuro ricco di eventi in presenza. Già si ragiona sulla possibilità di portare, appena possibile, alcuni film del festival in sala. Tra gli organizzatori ha suscitato grande commozione la proposta di Nanni Moretti di proiettare la 38esima edizione al Nuovo Sacher di Roma.

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Articolo pubblicato su Una poltrona in prima fila l’11 novembre 2020

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