Europei 2020: arriva la Bosnia, Mancini invoca la migliore Italia

Italia-Bosnia: il cittì ManciniRoberto Mancini durante l'allenamento alla vigilia di Italia-Bosnia a Torino (Ansa)

TORINO. È la partita più difficile. Per il valore dell’avversario, quella Bosnia che vanta una vittoria contro di noi nell’unico precedente del 1996, e per l’attesa che l’Italia di Mancini ha creato. Dagli azzurri, questa sera, ci si aspetta infatti un’altra bella partita e, soprattutto, una vittoria che potrebbe valere la quasi certa qualificazione agli Europei dell’anno prossimo. A un anno dal suo esordio come commissario tecnico, Mancini si ritrova tra le mani un gruppo che somiglia a una squadra di club, più che a una selezione nazionale. Non è cosa da poco, visto che lo spirito con cui l’Italia ha affrontato le qualificazioni europee sembra quello giusto, come testimonia la classifica del girone “J”. «La nostra è sempre stata terra di giocatori bravi, si trattava solo di cercarli bene e dare loro la possibilità di giocare. E in questi mesi sono usciti – ha sottolineato ieri Mancini –. L’Italia è sempre stata forte anche quando non si è qualificata per i Mondiali. Purtroppo nel calcio capitano dei momenti negativi. Stiamo lavorando per far divertire la gente. Potremmo vincere anche con un gioco tradizionale, ovvero aspettando gli avversari, ma voglio proporre qualcosa di nuovo». Una promessa che, in questo caso, è anche la premessa del lavoro portato avanti dal ct azzurro: «Per questo non mi sento un eretico, ma un allenatore che è stato un attaccante e che pertanto vorrebbe proporre un gioco offensivo. Ho la fortuna di avere dei giocatori tecnici e che si sono resi disponibili. La strada però è ancora lunga».
Italia con testa e baricentro alti, grazie anche a un gruppo che Mancini coccola e cura con attenzione tutta particolare: «Giocare in Nazionale è la cosa più bella per un calciatore, quando si cerca di creare una squadra che diverta e si diverta è ancora meglio. Io qui giocherei con il 9 sulle spalle…», spiega con un evidente sorriso nel presentare la partita di stasera.
A confortarlo ci sono anche i numeri: non prende gol da 568 minuti, è a punteggio pieno nel girone dopo tre partite nelle quali ha segnato la bellezza di undici reti senza mai beccarne una. Diciannove i gol fino a oggi realizzati nella gestione Mancini con ben 15 marcatori diversi. A mancare sono proprio i gol degli attaccanti: «È una cosa anomala – osserva Mancini – ma mi aspetto che arrivino. Quello che conta per adesso è il gioco di squadra. In Grecia Belotti non ha segnato, ma ha fatto l’assist per il primo gol e altri due assist da cui potevano scaturire altre due reti». Resta agli atti il ruolino di marcia di una squadra votata all’attacco e dalle idee chiare: «Per battere la Bosnia dobbiamo dare il 100%, forse anche di più. C’è da correre, gli ultimi allenamenti saranno molto importanti per valutare le condizioni fisiche», ha proseguito il commissario tecnico. Rispetto alla partita di sabato scorso in Grecia qualcosina cambierà (Bernardeschi al posto di Chiesa e in avanti ballottaggio fra Belotti e Quagliarella), perché c’è da arginare la voglia di Pjanic, Dzeko e compagni di riscattare la sconfitta con la Finlandia: «La Bosnia è una delle principali candidate al passaggio del turno – dice Mancini –. Penso che la sconfitta coi finlandesi sia solo un episodio».
Mancini è già in clima partita ma ha un pensiero anche per due colleghi come Conte e Sarri: «Ho sempre pensato che gli allenatori italiani a livello tattico fossero molto bravi: riavere alcuni di loro in Italia è un vantaggio per i club e anche per la Nazionale». Ricostruire significa anche questo.

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Articolo pubblicato dai quotidiani del Gruppo GNN martedì 11 giugno 2019

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