Polonia-Italia è già uno spareggio, Bonucci suona la carica: «Serve solo vincere»

Italia: il ct ManciniIl commissario tecnico Roberto Mancini durante l'allenamento a Coverciano (foto Ansa.it)

COVERCIANO Uno spareggio. La partita di domani in Polonia vale parecchio per l’Italia di Mancini. Perdere a Chorzow significherebbe retrocedere nella Lega B della Nations League e complicarsi la vita non poco anche in chiave Europei. Soprattutto significherebbe aver fallito quella ripartenza necessaria dopo l’esclusione dai Mondiali e per la quale Mancini è stato chiamato al capezzale della Nazionale.
La premessa sposta quindi anche i termini della questione: «Vincere fa lavorare meglio ma per riuscirci bisogna fare male agli avversari nei 20 metri. Mercoledì siamo stati belli ma non basta, bisogna anche essere cinici, avere più concretezza e personalità». Da Coverciano, Leonardo Bonucci come al solito non le manda a dire. Il vicecapitano azzurro si dice «fiducioso per il futuro» ma ammette che contro l’Ucraina gli errori sono stati troppi e che il bel gioco visto per mezz’ora non può bastare: «A Genova si è vista un’Italia diversa, propositiva. Ma ricordiamoci che rappresentiamo un Paese che vuole vederci di nuovo vincere», sottolinea il difensore tornato alla Juve per «ricominciare a vincere, una cosa che mi dà una sensazione di benessere».
Il gruppo azzurro sembra credere in Mancini, infatti gli azzurri difendono anche la formula d’attacco senza centravanti e con i tre folletti (Bernardeschi, Insigne e Chiesa) con cui l’Italia scenderà in campo anche domani: «Nella storia azzurra non ci sono mai stati bomber da 50 gol come in altre rappresentative, Riva è il primo con 35. E in questo periodo non è facile trovare un attaccante che ne faccia 20 in 20 partite, forse anche perché rispetto al proprio club la maglia della Nazionale ha un peso diverso e i giovani di oggi forse un po’ ne soffrono».
Insomma con la Polonia vietato sbagliare, anche perché di mezzo ci va anche il nostro onore calcistico. «L’eliminazione dal Mondiale è stato il punto più basso per il nostro calcio – prende posizione Bonucci – Un anno fa eravamo al punto zero e nulla è cambiato, anzi le cose sono peggiorate. Mi auguro che con l’elezione del nuovo presidente federale si attuino riforme limpide e regole ferree come meritano questo Paese, i tifosi e noi giocatori». Difficile trovare uno sportivo che parli così fuori dai denti di politica federale e di come nel Palazzo ci siano troppe cose che non funzionano.
«Abbiamo perso tempo, è stato perso tempo. Nel calcio siamo all’anno zero e arrivando a una condizione cosi disastrosa non si può che rimbalzare. Bisogna avere adesso il coraggio di guardarsi allo specchio e cambiare», sembra fare eco a Bonucci il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio, Giancarlo Giorgetti, ospite del Festival dello Sport di Trento. «La campanella è suonata – ha ammonito ancora il responsabile governativo dello Sport – Tra qualche giorno spero inizi fase nuova per il calcio italiano, perché non è possibile avere risultati così deludenti». Si confida in Gabriele Gravina, l’uomo al quale il mondo del calcio chiede le riforme tanto attese, e neanche poi velatamente si punta l’indice sugli azzurri.
Ma non c’è solo la Nazionale da rifondare. Il sistema ammette che così non va. La conferma che l’eliminazione dal Mondiale non è stata frutto solo di errori tecnici ma anche strategici. E in tutto questo tocca a Mancini provare a riprendere quota con la sua Italia. Stamattina si parte per la Polonia con pochi dubbi (a sinistra ballottaggio Biraghi-Criscito) e un bel bagaglio di sana tensione. Il momento della verità è già arrivato.

Articolo pubblicato dai giornali locali del Gruppo Gedi sabato 13 ottobre 2018

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