Esiste nel Napoli una sorta di miniformazione, un gruppetto di cinque, sei ragazzi accomunati da una strana quanto singolare sorte: essere arrivati alla settima giornata senza avere ancora collezionato un minuto in campo, o quasi. Perché Sarri non è tipo da farsi influenzare, né da alcuni media né dal suo stesso presidente; è lui che decide tempi e modi di inserimento dei vari innesti approdati a Napoli nell’ultimo mercato. Per un allenatore cauto e meticoloso come lui, questo processo deve essere lento, graduale. Anche perché poi si sa, inserirsi in una macchina ben rodata come quella azzurra non è semplice.
Iscritti al club dei pochi minuti giocati sono i vari Tonelli, Giaccherini, Diawara, Rog e Maksimovic, ai quali il mister si sta dedicando con particolare attenzione, proprio per farli entrare nei delicati ingranaggi della squadra. Compito non facile per il tecnico bagnolese, oltre quello di tenere a bada ragazzi giovani e ansiosi di esordire. Momento questo che si avvicina però sempre di più; anche perché valore, non solo economico (il Napoli ha sborsato 65 milioni), e potenzialità soprattutto, sono fuori discussione. Escludendo il più esperto Giaccherini, classe 1985, per il resto si parla di una generazione anni ’90, che tocca il suo apice con Amadou Diawara (1997). E, nonostante l’età, già con una discreta esperienza: proprio il guineano viene da una positiva annata col Bologna in cui è partito sempre titolare; Maksimovic, che già ha dimostrato buone cose all’esordio, può vantare già 77 presenze in Serie A; Rog è stabilmente convocato nella forte nazionale croata. Ed è proprio dal ritiro della sua nazionale che il giovane centrocampista del ’95 torna sul suo scarso impiego di queste prime giornate: ”Sono in un nuovo ambiente, sto parlando con Sarri e presto esordirò. Non è mai facile trovare spazio in una squadra che gioca bene e vince”. Tutto nella norma dunque; questa lunga preparazione, per alcuni eccessiva, fa parte del Sarri Style ed è fondamentale perché l’integrazione in squadra e spogliatoio sia ottimale. Solo così si può contribuire nel migliore dei modi alla causa azzurra; solo così è possibile non rimpiangere i titolari.
Addio panchina corta dunque, quest’anno c’è il “Napoli due” . Una seconda squadra che a breve sarà pronto ad entrare in scena, così da far rifiatare i più impiegati finora, ed eventualmente rubando il posto a qualcuno di loro. Del resto, è questo il Napoli del futuro.
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