A Parigi radio obbligate a trasmettere più brani in francese

Il cantante belga francofono Paul Van Haver, in arte Stromae  (foto Ansa)Il cantante belga francofono Paul Van Haver, in arte Stromae (foto Ansa)

In base a una legge del 1994, per la tutela della lingua e della produzione musicale nazionale, le radio transalpine sono obbligate a trasmettere tra il 35% e il 60% di canzoni in francese. Secondo alcuni parlamentari, però, potrebbero e dovrebbero fare di più per dare spazio ai nuovi talenti locali, invece di focalizzarsi su chi ha già successo. Nasce così un emendamento, approvato la scorsa settimana dalla commissione cultura dell’Assemblea nazionale, che vuole imporre un nuovo vincolo alle emittenti, impedendo loro di riempire più della metà della quota giornaliera di canzoni in francese con ripetizioni delle hit in testa alle classifiche del momento, e obbligandole così a diversificare la lista di brani francofoni trasmessi in un singolo giorno.

In questi giorni in Francia il dibattito sull’argomento è molto acceso. Particolarmente attenta anche la stampa, come nel caso di Liberation che pubblica nella sua edizione online un articolo dal titolo accattivante: “Canzone francese: una cattiva rotazione della quota nelle radio”. La questione riguarda anche l’emittenza radiofonica Canadese, tanto che Le journal de Montreal titola “Quote di musica francofona: braccio di ferro tra l’Adisq e le radio”. In Quebec c’è stato anche l’intervento del ministro Hélène David, responsabile della protezione e della promozione della lingua francese nella regione canadese, che si è detta “fortemente preoccupata per la diminuzione della canzone francese nella programmazione radiofonica”, così come sottolinea un articolo di Le Devoir.

Il ministro canadese Hélène David (foto da L'Avantage)

Il ministro canadese Hélène David (foto da L’Avantage)

La modifica alla legge è fortemente supportata dalle case discografiche, secondo cui questo permetterebbe di dare spazio e visibilità a un numero più ampio di artisti, e rendere così conto delle varie anime e forme della musica francese odierna. Le grandi emittenti private, però, non sono per niente d’accordo. Mandare in onda più volte in una giornata le canzoni più in voga, sostengono in un intervento che dovrebbe presto apparire sulla stampa nazionale, significa semplicemente rispondere alle richieste degli ascoltatori, a dare loro quello che chiedono in tutte le fasce orarie. Impedire loro di farlo avrebbe quindi l’inevitabile effetto di farli passare a servizi in cui possono ascoltare quello che vogliono, come quelli online di streaming a pagamento.

Senza dimenticare poi, sottolineano ancora i rappresentanti delle radio, che sono gli stessi artisti francesi a usare sempre meno la lingua di Molière. Attualmente, l’83% circa dei brani made in France sono cantati in un altro idioma, inglese ma non solo, e spesso sono le star più note, da David Guetta ai Daft Punk, a scegliere di non usare la loro madrelingua. Le emittenti chiedono quindi al governo di «prendere fortemente posizione contro» un emendamento che giudicano eccessivamente restrittivo, oltre che dannoso per un settore già messo in crisi dall’avanzata dei media digitali. L’esecutivo, al momento, non si è pronunciato. Ma secondo alcuni non è da escludere che, dopo l’invettiva del ministro dell’Istruzione Najat Vallaud-Belkacem a sostegno del dettato e a un mese dall’apertura a Parigi del Forum economico della Francofonia, possa finire per sposare la della difesa a oltranza della chanson française.

fonte: take agenzia Ansa

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