Grecia tra Oxi e Nai: la fiera solitudine di Atene

Grecia:Sì e No su filo di lana, ultima sfida tra piazze

Grecia:Sì e No su filo di lana, ultima sfida tra piazzedi Angelo Di Marino
In queste settimane la questione greca si è trasformata in un autentico tormentone. Accompagnato da punti di vista incrociati e schierati a seconda del momento e della fonte, il racconto “italiano” di quanto sta accadendo sull’asse Atene-Bruxelles è spesso forzatamente (e fatalmente) eurocentrico. Di pari passo con il comportamento del nostro governo che prova a mettere insieme la solidarietà ai greci e l’assoluta necessità di allinearsi a Bruxelles e Berlino, in un esercizio di equilibrismo politico e mediatico tipico dalle nostre parti.

I reportage da Atene si succedono ormai da giorni, nel tentativo di raccontare gli stati d’animo di un Paese che, nei secoli, ha fatto delle difficoltà e della sofferenza le sue caratteristiche fondanti, unite da sempre ad un orgoglio nazionalista ma mai sciovinista che non ha pari nel mondo occidentale. Ed è proprio l’orgoglio greco che viene tirato in ballo in queste ore che precedono il referendum di domenica. Perché in Grecia non è in gioco l’Europa ma il governo di Atene. Il clima è da piena campagna elettorale, come dimostrano le strade tappezzate da manifesti per il “Sì” (Nai) e per il “No” (Oxi). Il referendum, in realtà, è per Tsipras ed i suoi ministri che nel breve volgere di un semestre si ritrovano a doversi di nuovo confrontare con il consenso popolare e le urne.

Che gli avversari politici di Tsipras non aspettassero che l’aggravarsi della situazione è cosa risaputa. E proprio la scelta del primo ministro di dare la parola al popolo con il referendum si è subito trasformata nell’occasione che i conservatori attendevano da mesi. Non a caso tra i primi a rifarsi vivo è stato Antonis Samaras, predecessore di Tsipras e leader di Nea Dimokratia, che martedì pomeriggio era già online, sul suo profilo facebook, con un video in cui annunciava “il sì in Grecia e il sì per l’euro”, restringendo quindi i confini di una partita che ai più invece sembra transnazionale.
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I greci sanno di essere chiamati a decidere prima di tutto sul futuro del loro governo prima ancora che sulla permanenza nell’Unione europea. A nessuno può sfuggire, soprattutto nella capitale Atene o nella metropoli Salonicco, quale fardello si portino sulle spalle: deflazione galoppante, Pil crollato del 25%, debito al 180% conseguente al programma di austerity che ha messo in ginocchio il Paese. Ed è ben chiaro a tutti l’impegno elettorale contratto da Tsipras con il popolo greco, quello di tagliare il debito maturato negli anni attraverso gli accordi tra chi lo ha preceduto alla guida del Paese e la Troika. Ed ecco perché il “no” al referendum si trasformerebbe in un “sì” al governo del leader di Syriza.

La rinegoziazione del debito e del piano di austerity erano i cardini del programma elettorale di Tsipras già tre anni fa, quando in un doppio round ravvicinato perse entrambe le volte contro Antonis Samaras. In quell’occasione, il presidente Karolos Papoulias fu costretto ad indire nuove consultazioni politiche un mese dopo le prime, a causa dei tentativi falliti da Samaras e Tsipras di formare un nuovo governo. E ora in agguato c’è nuovamente Samaras, uscito di scena nel gennaio scorso senza neanche il tradizionale passaggio di consegne con il suo successore. L’ex premier ha ricompattato i suoi, puntando su personaggi come Kyriakos Mitsotakis, figlio d’arte, studi a Stanford e Harvard, già ministro delle riforme nel 2013 nella gestione Samaras e molto attivo sui social network: “Se un primo ministro non ha la forza di dire la verità ha almeno il dovere di tacere. Alexis Tsipras ha detto (nuove) bugie sulle trattative con il Fmi nel suo messaggio al popolo greco”, ha postato su facebook.

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Insomma i greci sono nel bel mezzo della prosecuzione delle campagne elettorali del 2012, 2013, 2014 (Europee) e 2015, altro che referendum sull’Europa. Consapevoli che quelle riforme chieste e richieste dall’Ue Tsipras non le può fare, perché privo dell’adeguata maggioranza parlamentare. Uno dei video diffusi dal gruppo facebook “Io voto NO-Referendum 2015″ rappresenta il percorso dei greci in questi tre anni, evidenziando il peggioramento della situazione anno dopo anno.

#ΟΧΙ στα κτήνη που μας εξαθλιωσαv και μας κατάντησαν ζητιάνους !Source : agorathedoc

Posted by Ψηφίζω ΟΧΙ – Δημοψήφισμα 2015 on Giovedì 2 luglio 2015

Non c’è profilo o fan page in lingua greca che non abbia un post, una condivisione, una foto legata al referendum. E’ il caso di una grande artista come Glykeria, star da quarant’anni sulla breccia con il suo gruppo e che tra i suoi successi vanta anche una canzone dal titolo emblematico come “Gli stracci”, schierata per il “no”.
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C’è anche chi preferisce non sbilanciarsi, come Nia Vardalos, l’attrice e regista canadese naturalizzata statunitense ma di origine ellenica, arrivata al successo con il film “Il mio grosso grasso matrimonio greco”. “Come un greco (e un greco molto orgoglioso) ho incontrato commenti come: “Avrebbero dovuto pagare le tasse”. L’ignoranza di questo commento è profondamente sconvolgente e selettivamente ottuso. Dio benedica il popolo della Grecia”, ha postato su facebook in queste ore.

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Orgoglio greco, insomma. Quello di Manolis Glezos, 92enne europarlamentare di Syriza, ha fatto il giro del mondo. Si è dimesso come aveva annunciato nella sua campagna elettorale. Partigiano, giornalista, scrittore, reazionario negli anni dei Colonnelli, si è congedato dal Parlamento europeo con un discorso breve chiuso con una domanda: “Rispetteremo le volontà dei popoli, qualsiasi essi siano, sì o no?”.

Orgoglio, orgoglio e ancora orgoglio. La Grecia vota sapendo di essere sola per l’ennesima volta. Può contare su se stessa e basta, come sempre nella storia di questo Paese dove sorridere al prossimo non è obbligo ma consapevolezza. Ricordate la storia di Alexis Zorbas, Zorba il greco? Anche l’incalzare del sirtaki più famoso di tutti i tempi può tenere in piedi la democrazia. Che è nata qui e non morirà certo domenica nella terra dove ha visto la luce.

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