Incubo condanna: così il Pd sta mollando De Luca

di Angelo Di Marino
Il Pd si allontana da Vincenzo De Luca. Senza clamore, i democratici stanno facendo terra bruciata attorno al sindaco di Salerno all’indomani del rinvio a giudizio di venerdì scorso. Facile obiettare che il partito non sia mai stato vicino al sindaco di Salerno. E viceversa, ovviamente.

Non è proprio così, anche se le continue schermaglie verbali tra De Luca e i democratici napoletani hanno segnato le cronache politiche regionali degli ultimi anni. In realtà De Luca, almeno dal 2010 ad oggi, è stato espressione anche di una delle correnti più rappresentative nel Pd, quella degli ex democristiani e comunque di quell’area che maggiormente intercetta tradizione ed elettorato della Dc in molte aree strategiche della Campania come il Vesuviano e lo Stabiese.

Non è un caso, infatti, se il suo più grande sponsor politico all’interno del partito, a ridosso della campagna per le Regionali del 2010, fu Salvatore Piccolo, democristiano a denominazione di origine controllata. Già funzionario del Banco di Napoli (quello degli anni d’oro) e presidente della Provincia di Napoli in piena tangentopoli, Piccolo è uno di quelli che non ha mai mollato idealmente la Dc pur essendo confluito prima nella Margherita e poi nel Ppi per approdare infine al Pd senza però uscire dal solco tracciato dai cattolici in Campania. Fu lui a puntare su De Luca che cercava appoggio proprio in quell’area nel tentativo di sfondare al centro più che a sinistra, dove per modi e trascorsi gli riesce difficile essere credibile e spendibile. La campagna elettorale del 2010, soprattutto nel Napoletano, venne di fatto orchestrata proprio da Piccolo che è originario di Brusciano (due passi da Acerra e Pomigliano d’Arco) e che contava ancora parecchio in quella fascia vesuviana popolosa e fertile di interessi come poche altre al Sud.

Anche stavolta, quasi cinque anni dopo, il principale sponsor di De Luca a Napoli è un centrista. Si tratta di Mario Casillo, figlio di Franco già consigliere regionale e autentica anima della politica boschese. Casillo junior, un recente passato da assessore provinciale, siede in consiglio regionale ed è renziano. Boscoreale, due passi da Scafati e dal Vesuvio, rappresenta l’autentica roccaforte politica della famiglia. Senza contare i legami con Castellammare e Pompei, altre due realtà amministrative e politiche molto vicine non solo geograficamente a Casillo.
De Luca, mai accreditato ufficialmente come candidato del Pd alle Regionali ma neanche mai bocciato nella corsa a governatore contro Caldoro, ha proprio in Mario Casillo e in una parte dell’area “Dem” i suoi veri alleati a Napoli. Va ricordato anche che Casillo è legato a doppio filo con Lello Topo, altro consigliere regionale di punta del Pd, ed entrambi hanno come testa di ponte in parlamento quella Assunta Tartaglione che, guarda caso, è il segretario regionale dei democratici in Campania. Renziani, quindi anche (e soprattutto) democristiani.

Del resto per De Luca l’unico modo, almeno nel 2010, per aggirare l’embargo al centro voluto nei suoi confronti da De Mita era proprio quello di fare sponda su qualcuno che, nascendo demitiano, avesse finito per allontanarsi dal ras di Nusco in ragione di quei distacchi che in politica non sono mai casuali ma frutto di divisioni e rancori. Una strategia indispensabile cinque anni fa per il sindaco di Salerno e paradossalmente ancor di più adesso. Il Pd infatti sarà alleato del Nuovo Centro Destra alle Regionali. E nel partito di Alfano, che governa con Renzi ma sta in giunta con Caldoro, militano più demitiani adesso di quanti non ce ne siano forse nell’Udc.

In queste ore pare sia proprio Mario Casillo a prendere le distanze da De Luca. Circostanza ben nota al sindaco di Salerno, visto che sabato scorso è stato al centro di una riunione ristretta del Pd regionale nel corso della quale gli è stato detto come sia necessario trovare una soluzione che sia alternativa al suo nome. Quei democratici che prima lo appoggiavano ora sono spaventati dalla sua posizione giudiziaria. Il rischio che possa essere condannato dopo una vittoria alle primarie è troppo alto. E rappresenta al momento un ostacolo insormontabile anche per quell’ala del partito che stava dalla parte del sindaco di Salerno. Stanno mollando De Luca, ma lui fa finta di niente e va avanti. Recitando un monologo che rischia di trasformarsi in soliloquio.

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