La politica a cavallo? Dal barbiere

di Angelo Di Marino
Ci sono generazioni, come quella di chi scrive, che sono state segnate fin dall’infanzia. In particolare un rituale più di altri ha rappresentato per molti una metafora da portarsi appresso tutta la vita. Per i non ancora brizzolati, stiamo parlando del lancinante ricordo del cavalluccio dal barbiere.
Condotti per mano nel primo simulacro dei “grandi”, a toglierti il sorriso era il ghigno compiaciuto di chi, in quel momento, provava ad indorarti la prima pillola amara: sforbiciate a piene dita con unico obiettivo il violare la criniera a cui tanto tenevi, manco fosse l’elmo di un guerriero invincibile. È lì che scattava l’inganno: il cavalluccio. A confronto le macchine da tortura ora sembrano giocattoli, anche perché di forza venivi scaraventato sulla poltrona girevole e, subito dopo, ammanettato alle briglie di un baio dallo sguardo vitreo, il morso pendente a sinistra e la criniera di nylon. Invitato a divertirti fingendo di cavalcare come un cow boy, pur sapendo che al massimo potevi sembrare un vetturino alla guida di uno stanco ronzino. Provando per un solo attimo l’ebrezza del gioco, alle tue spalle si consumava invece un raggiro in piena regola: il barbiere ti stava tagliando i capelli sfruttando il momento di stordimento provocato dalla rotazione del cavalluccio. La scena si concludeva con qualche lacrima a bagnare i resti della zazzera ormai inanimati sul campo di battaglia come guerrieri traditi prima ancora che sconfitti. E con la classica pacca sulla spalla accompagnata dalla frase: “Giovanotto ti è piaciuto il cavalluccio, dì la verità?”.
Lasciando alla psicoanalisi i riflessi esistenziali di quanto appena scritto, la metafora del cavalluccio calza a pennello alla politica contemporanea. Pensate infatti a come operano i cosiddetti leader, quelli che sono chiamati a ridare fiato ad una Italia con le ruote sgonfie. In realtà sono tutti impegnati a garantire giri sul cavalluccio a quanti si dimostrano fedeli nell’affiliazione. Montare sul finto destriero, del resto, concede l’ebrezza del potere a chi cavalca, salvo accorgersi che alle tue spalle qualcuno lavora di fino e in punta di forbici. Per questo assistiamo a generazioni politiche senza nerbo né storia ma con i capelli sempre ben tagliati.
A Salerno non siamo certo da meno. A sinistra (?) da anni assistiamo al rituale del titolare del salone che fa salire sul cavallo i prescelti del momento, a cui sono destinate le sforbiciate più profonde. Uno, massimo due giri a briglie corte. Non di più, altrimenti ci si monta troppo la testa e qualcuno potrebbe addirittura credere di restare in sella da solo e galoppare.
A destra (?) stessa solfa, con decine e decine di nomine, assessorati, consulenze politiche (gratuite, per carità) che permettono ai sostenitori della causa di salire sul cavalluccio e farsi un paio di giri. Finendo per essere disarcionati sul più bello.
Insomma, abbandonando la metafora, come consigliano affermati terapeuti, ci aspetta un grigio autunno. De Luca dovrà posizionarsi rispetto alle elezioni politiche, tentando di guadagnare caselle nello scacchiere del centrosinistra che lo ha visto spesso pedone, qualche volta re ma mai in grado di dare scacco matto. Cirielli, finita l’esperienza neanche desiderata alla Provincia, dovrà fluttuare tra Roma e Salerno nel tentativo di fare voti e non restare vittima del sentimento anti berlusconiano cresciuto dopo il 2009. Per potersi permettere questo, piazzerà il fido Iannone a presidiare Palazzo Sant’Agostino e la principesca corrente d’Arechi, evitando spifferi fuori stagione. Eliminando così dalla corsa al Parlamento anche uno dei pochi con le carte in regola per una candidatura.
Ma si sa, il rituale del cavalluccio e del barbiere non fa sconti a nessuno. Prego, salite pure. Che a tagliare ci pensano loro.
Buon ferragosto.

P.S.: abbiamo scherzosamente tirato in ballo, tra i ricordi, una categoria di artigiani che rappresenta la spina dorsale del Paese. Non ce ne vogliano i barbieri. Quelli veri.

Pubblicato su “la Città” del 15 agosto 2012

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail
Condividi questo articolo
Facebookrss
Segui

Be the first to comment on "La politica a cavallo? Dal barbiere"

Leave a comment