Polveriera Medioriente: il Sud del mondo dalla stessa parte

di Angelo Di Marino
Egitto, Tunisia, Algeria. Poi Libia, Yemen, Kuwait e Bahrein. La rivolta divampa là dove la parola regime non è scritta solo nei libri di storia ma rappresenta un’amara realtà. E’ la fame a rendere lo scacchiere mediorientale una polveriera, implosa prima di esplodere sotto i colpi della tirannia che da decenni ha smesso fez e stivaloni per indossare gli abiti firmati degli stilisti più affermati. Dittature in doppio petto, ma pur sempre dittature. E’ un monito importante che viene da quella parte del mondo, una fetta della quale affaccia sul Mediterraneo ed è a pochi chilometri dalle nostre coste. Il sangue che purtroppo scorre negli scontri di piazza, al Cairo come a Bengasi, è la plastica (e drammatica) dimostrazione di come la misura sia colma nel Sud del mondo. E’ il risultato di uno squilibrio che mai nessuno ha voluto sanare, lasciando così il meridione del pianeta al sole sì ma soprattutto all’asciutto.
E proprio noi, che scrutiamo lo stesso mare in cui si tuffano disperati algerini, tunisini, egiziani e libici, diventiamo osservatorio privilegiato, in grado di intercettare prima d’altri quei cambiamenti che stanno segnando il corso delle cose. Siamo dalla stessa parte del mondo, orgogliosamente confinati a Mezzogiorno ma lontani, troppo lontani, da un Nord che sembra staccarsi come mai dal dopoguerra ad oggi. Una frattura che divide, forse insanabilmente, un Paese come il nostro che litiga sui 150 anni dell’Unità manco fossimo guelfi e ghibellini.
Ed è così che la Campania da terra felix si è trasformata in avamposto di crisi. Anche qui la storia viene riscritta. Ma solo sotto dettatura. Purtroppo.
© riproduzione riservata

pubblicato su “la Città” del 20 febbraio 2011

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