Mondiali: ecco perché adesso l’Italia rischia grosso

di Angelo Di Marino
Lippi la definisce un’Italia “volenterosa”. Sembra il maestro a colloquio col genitore che chiede del proprio figliolo: “Almeno si impegna”, classica risposta che sottintende un’incapacità di fondo. Insomma l’involontaria ammissione del cittì fotografa alla perfezione la nostra squadra. Questa nazionale, chiamata a difendere un titolo mondiale tirato fuori dal cilindro quattro anni fa, ha tanta buona volontà ma poca, davvero poca qualità. Sull’impegno nulla da eccepire, così come sull’evidente coesione che ancora una volta Lippi ha saputo costruire, trasformando in gruppo i giocatori selezionati. Sono altre le cose che non funzionano. Eccole.
Innanzitutto, manca il gioco dalla cintola in su. Non capiamo perché i titolari dell’attacco, Gilardino e Iaquinta, continuino a svariare decine di metri lontani dalla porta avversaria, manco si trovassero al cospetto del Brasile o dell’Argentina. Col Paraguay e ancor di più con i neozelandesi serviva far girare la palla sulla tre quarti, occupando gli spazi nel cuore delle difese altrui con i pivot, al fine di favorire inserimenti e tiri da fuori. In due partite nulla di tutto questo.
Dato per assodato che Lippi ha fatto le sue scelte e le difende petto in fuori, e che rimpiangere chi non è stato convocato lascia il tempo che trova, ci vuole coraggio a puntare su Gilardino e costringerlo a giocare spalle alla porta. Che senso ha? Così come ci vuole una bella faccia tosta a far fare la sponda a Iaquinta che, almeno per fisicità, finora sarebbe tornato più utile come torre che uomo di manovra. Logico pensare a un tandem con Quagliarella nel ruolo di seconda punta, visto che è l’unico a fare quello da quando gioca in serie A, prima a Udine e ora a Napoli.
E ancora: Lippi ha parlato di “mancanza di lucidità” dopo l’1-1 con i neozelandesi, aggiungendo che gli azzurri “continuavano a fare inutili cross in area”, favorendo i difensori in maglia bianca. Conoscendo il tecnico di Viareggio, sono frasi che suonano come schiaffi. Ma questa volta il cittì non può che prendersela con se stesso. Se gli azzurri non sono lucidi in campo è forse colpa delle titubanze tattiche palesate fino a questo punto (vedi Marchisio, per esempio), così come il continuare a crossare nel mucchio è la legittima conseguenza dell’assenza di gioco. Insomma, poche idee e molto confuse. Tocca a lui, al tecnico pluridecorato, fare chiarezza e mettere ordine,
Un’altra cosa: come mai Lippi insiste a juventinizzare la sua nazionale? Fermo ai box Buffon, in campo contro la Nuova Zelanda di bianconeri ne abbiamo contati cinque. Singolare, vista la disastrosa stagione della Juve. Non solo, quando il cittì prova a rimescolare le carte si affida a Camoranesi, il quale ha giocato mezzo campionato e pure male. Bearzot, ai mondiali in Argentina del ’78, di bianconeri ne schierò 9 su 11 ma vi risparmio l’elenco dei giocatori in questione per non risvegliare rimpianti.
In chiusura le (poche) note positive: Criscito, Montolivo e De Rossi. Sono i perni del futuro, non c’è dubbio alcuno.
Adesso non resta che vincere con la Slovacchia di Hamsik per restare in Sud Africa. Scritta così sembra facile. Ma in campo non vanno le parole, bensì i nostri azzurri. Potrebbe tornare Pirlo, uscire Marchisio ed entrare dal primo minuto Di Natale. Basterà?

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