Caldoro, una vittoria che parte da lontano

di Angelo Di Marino
Ha vinto il centrodestra. Nettamente. E’ questo l’unico dato che alla fine conta. La Campania ha scelto Stefano Caldoro, dandogli fiducia rispetto ad un programma elettorale che è quello mutuato dal governo nazionale, guidato da Silvio Berlusconi. Visto dall’angolatura dei vincitori, si tratta di un voto di conferma all’azione del premier. E di rottura rispetto al passato.
Osservato dalla postazione dei democratici, il risultato attesta come De Luca sia un leader da non bruciare sull’altare delle rivalità e intorno al quale (ri)costruire qualcosa. Quanto conquistato dal sindaco di Salerno è frutto di un impegno personale, condotto in questi mesi mettendoci la faccia e consumando la suola delle scarpe fino a sentir dolore ai piedi.
Premesso questo, c’è qualcosa che ancora stuzzica delle considerazioni a margine. Innanzitutto l’effetto Udc. Il risultato raggiunto da De Mita in Campania spiega da solo molte cose. La prima è che ha giocato un ruolo cruciale il voto di apparato e non quello di protesta. Altrimenti non si spiegherebbe il consenso, quasi da record, ottenuto dal ras di Nusco e dai suoi fedelissimi. Se protesti e sei arrabbiato, ti viene difficile premiare chi calca la scena da più di cinquant’anni, passando indenne tra le ere delle politica. Inutile dire che con i centristi dalla parte di De Luca sarebbe finita esattamente al contrario. Ma è una considerazione che lascia davvero il tempo che trova. Anche perché l’unico obiettivo dichiarato dalla segreteria regionale del Pd, all’atto del suo insediamento, era quello di allargare la coalizione proprio conquistando l’interesse dell’Udc. Mai sarebbe stato centrato. Ma con la discesa in campo di De Luca è morto e sepolto.
Non per nulla, in queste settimane, il sindaco-candidato si è affannato a chiedere voti ai centristi e all’area cattolica, ai moderati insomma. Fiato sprecato. Anche perché, per chi non lo avesse ancora capito, sono stati molti gli interessi che si sono rapidamente spostati da Bassolino, per prendere la scia del vincitore. Pensiamo ancora una volta alla sanità, da sempre riconducibile all’area demitiana dalle nostre parti, ma anche a professionisti e imprenditori. Gli stessi che, negli ultimi dieci anni, hanno rappresentato la schiera degli interlocutori privilegiati di Bassolino, si sono riposizionati dall’altra parte, intuendo da che parte avrebbe tirato il vento.
Il successo del centrodestra, netto ed inequivocabile, affonda le sue radici da lontano. Lungimirante come pochi, Berlusconi ha costruito la vittoria partendo da lontano. Come primo atto del suo governo lo sbarco a Napoli per riunire i ministri e spalare la monnezza. Dopo poco, ecco arrivare il commissariamento della sanità. Mettendo nelle mani di Bassolino (che ancora non ha accettato…) il mandato commissariale. Mosse politicamente azzeccate, davanti alle quali il centrosinistra non aveva armi e capacità per reagire in modo compiuto. E neanche vie d’uscita. Senza mai neanche nominarlo, il premier aveva così demolito immagine e fondamenta del Palazzo di Santa Lucia.
E’ negli ultimi due anni, quindi, che il partito del premier ha gettato le basi per vincere in Campania. Il centrosinistra ha impiegato più o meno lo stesso tempo per sgretolare quelle del proprio consenso. E ci ha messo mesi per poi convergere su De Luca, autocandidatosi e mai supportato dalla sparuta pattuglia di alleati. Restano dubbi anche sul sostegno dato alla causa dal governatore uscente. In queste ore si sono intrecciate incalzanti le voci su un disimpegno dei bassoliniani e di una loro sottile e malcelata soddisfazione nell’apprendere dei risultati elettorali. Non sappiamo sia così, ma un paio di circostanze lasciano pensare. Innanzitutto, De Luca aveva iniziato la sua campagna elettorale, presentandosi un sabato di gennaio all’hotel Vesuvio, rendendo onore e merito al suo antagonista napoletano. L’ha chiusa censurando le nomine in “rigor mortis” fatte dalla giunta a due giorni dalla scadenza del mandato. E ha commentato la sconfitta dicendo che gli elettori hanno soprattutto “bocciato la nostra esperienza di governo”. Chiaro come il sole. E poi, proprio la Napoli di Bassolino ha regalato, dopo Salerno, il miglior risultato a De Luca. Non sarà il passaggio del testimone, ma di certo i napoletani devono aver capito la differenza tra i due.
Adesso tocca a Stefano Caldoro, socialista e persona di sani valori. Lo attendono mesi difficili, fatti soprattutto di scelte. Dovrà mettere in piedi una giunta che, ha promesso, sarà trasparente e non risponderà alle logiche di spartizione. Lo speriamo. Per lui e, soprattutto, per la Campania. Auguri.

pubblicato su “la Città” del 30 marzo 2010

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1 Comment on "Caldoro, una vittoria che parte da lontano"

  1. Caro Angelo…questa tua riflessione non fa una piega :) Mi auguro solo che questa svolta “EPOCALE” possa giovare a questa malandata Campania. Una regione che è come una Ferrari, ma guidata (consentimi il prestito dalla F1)da Luca Badoer! :)

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