De Luca: «Cambierò tutto puntando all’Europa»

di Angelo Di Marino
Alle spalle ha il manifesto tutto blu in cui sorride. Negli occhi l’emozione di piazza del Plebiscito, della folla che porterà dentro per sempre. Vincenzo De Luca è il sindaco di Salerno, ma vuole diventare il presidente di tutti i campani. Di quella gente che ha scoperto in due mesi passati a girare in lungo ed in largo una regione che ha inquadrato da un’ottica che parte da sud di Napoli ma che guarda al nord dell’Europa. Siamo nella piazza intitolata a Nicola Amore, il sindaco del Risanamento di Napoli. E anche questo non deve essere un caso.
Che Campania ha trovato in questo lungo, intenso viaggio che è stata la sua campagna elettorale?
Una Campania comunque straordinaria. Straordinaria nelle contraddizioni che presenta, nella dimensione gigantesca dei problemi ma anche nella ricchezza unica ed irripetibile di cultura, di umanità, di beni ambientali, storici, artistici. Una terra di contraddizioni violente e soprattutto una regione in bilico tra possibilità di crescita straordinaria e possibilità di un degrado al limite dell’irreversibilità.
Negli occhi della gente la speranza, che è poi lo slogan della sua avventura, insieme alla frase “Cambierà tutto”. Ma c’è davvero questa speranza nei campani?
Sì, anche da questo punto di vista piazza del Plebiscito è un segnale splendido e fortissimo. Non si incontrano centomila persone in una piazza se non c’è un risveglio di entusiasmo, di passione politica, se non c’è un sussulto di militanza. C’è sicuramente il riaccendersi di una speranza legata alla proposta che abbiamo fatto che è molto segnata da valori di libertà e di dignità umana. La nostra è innanzitutto una battaglia politica, nel senso più alto del termine. Poi è anche una battaglia elettorale.
…contro un centrodestra che lei ha spesso tirato in ballo.
Una speranza che si riaccende anche per i pericoli che vengono dall’altro schieramento e per la pochezza delle scelte del governo nazionale in relazione al Sud. E qui davvero il governo ci ha aiutato a ritrovare tanti militanti perché quello che stanno facendo è qualcosa di delittuoso nei confronti del meridione. Dalla rapina ai fondi Fas, al taglio di settemila docenti nella scuola pubblica, al nulla per il rilancio dei settori produttivi.
Lei ha spesso citato il “modello Salerno”. Ma è pronto a cambiare la seconda parte della definizione e parlare di “modello Campania”?
E’ uno degli obiettivi che ci proponiamo. Qualcuno ha rilevato che la dimensione dei problemi è diversa. Vero, ma il metodo di lavoro è lo stesso, non cambia di una virgola. La capacità di aprire cantieri, la concretezza amministrativa, il rapporto tra pubblica amministrazione e burocrazia. Se mi si consente anche il rigore nella gestione dei bilanci e i modelli di trasparenza istituzionale sono gli stessi.
Allora ha ragione chi dice che sta preparando lo “sbarco” a Napoli…
Cercheremo di esportare questo modello, in materia di concretezza e di trasformazione urbana, di respiro europeo con tempi di realizzazione rapidi. Un modello di città giardino, di raccolta differenziata sviluppata, di politiche sociali di qualità, di cultura che fa scelte di eccellenza.
Ma la realtà, almeno per ora, è un po’ diversa…
Certo, dovremo partire proprio dalle emergenze. A cominciare da quelle che già si affacciano, come i rifiuti dove rischiamo davvero di precipitare nel disastro per il fatto che abbiamo alle spalle due anni di sola propaganda e di nessuna soluzione concreta.
Non le sembra strano che, a distanza ormai di decenni, di fatto si continui a parlare di “questione meridionale”?
E’ un tema drammatico che dovrebbe suscitare interesse nazionale e che invece scivola ai margini della politica romana. I dati socio economici sono pesantissimi: siamo tornati nell’area meridionale a quarant’anni fa nel rapporto tra prodotto interno lordo del sud rispetto a quello nazionale. Incredibile.
Ma in Parlamento c’è anche il Sud, o no?
E la cosa adesso è ancora più preoccupante, perché quella attuale è una classe politica che non ha elementi di spicco del mezzogiorno. Abbiamo l’azionista di riferimento del governo che sembra sempre più essere la Lega nord. Una delle tante preoccupazioni che ho segnalato agli elettori di centrodestra e moderati è proprio quella per l’unità d’Italia.
 Stiamo tornando a cent’anni fa…
Un passo alla volta noi ci stiamo avviando verso la rottura dell’unità nazionale. Che in tante zone del nord è già maturata nelle coscienze. E che con l’avanzare del federalismo rischia di avere un suo punto di conclusione drammatico per le grandi opere della nostra regione.
Ci sta dicendo che siamo al cospetto di una frattura insanabile?
Non c’è solo quella che oggi appare come una grande operazione di depredamento delle risorse del sud, ma c’è una prospettiva storico-politica che non può che preoccupare anche le forze moderate e oneste, a cui faccio appello perché mi diano davvero una mano.
Ha ricompattato almeno il Pd, che era ormai allo sbando in Campania. C’è però ancora qualcosa che non va in questo centrosinistra, visto che anche Ferrero si è candidato contro di lei…
Credo sia stata una scelta grave e sbagliata. E mi auguro soprattutto che i militanti di quel partito sappiano far prevalere il senso di responsabilità. E non vogliano assumersi l’onere di spingere questa regione verso la terra di nessuno dove dominano i poteri criminali.
A Salerno sembra diffuso una sorta di “voto preoccupato”, quasi come se la gente vedesse in bilico l’amministrazione comunale. E’ preoccupato anche lei?
No, è uno stato d’animo che raccoglie anche un elemento di affetto, di stima nei miei confronti e questo mi inorgoglisce e mi emoziona. Ma credo che i miei concittadini sanno bene che questa mia scelta racchiude anche una straordinaria attenzione per Salerno. Stare alla Regione significa riuscire finalmente a far decollare tutto il territorio salernitano, tutta la provincia, dando respiro finanziario a tutti quei progetti di grande trasformazione che sono in corso e che senza una Regione attenta rischiano di avanzare con grande fatica e con grande affanno.
Lo vede, torna a parlare da sindaco…
Dico questo non perché dobbiamo alimentare alimentare municipalismi, dobbiamo semplicemente avere una Regione corretta e rispettosa di tutti i territori.
Bassolino. Ritrovarselo in piazza del Plebiscito crediamo possa essere stata una soddisfazione.
Si apre una una nuova stagione, si volta pagina. Lo sanno anche le pietre che De Luca ha un’altra storia rispetto a Bassolino. Sanno anche le pietre che alle volte l’unica vera opposizione in questa regione è stata espressa da me. Ribadito che io esprimo un’altra impostazione e un’altra sensibilità, ho voluto esprimere anche il mio rispetto per il presidente della Regione. Innanzitutto per un fatto di civiltà. Ho voluto differenziarmi da posizioni di sciacallaggio da parte di chi dieci anni fa incensava il presidente della Regione e che oggi gli spara addosso.
Allora Bassolino le ha dato una mano?
Anche nella diversità delle posizioni, venute fuori in questa campagna elettorale, non ha ostacolato in maniera distruttiva questa fase di rinnovamento. E questo consente di vivere questa situazione che sembrava impensabile tre o quattro mesi fa. Noi abbiamo davvero voltato pagina e rappresentiamo la prospettiva europea per la Campania. Gli, altri che volevano rinnovare, si presentano come l’espressione del notabilato politico, della clientela politica degli ultimi quarant’anni. Questo veramente ci ha aperto grandi possibilità di vittoria nella regione.
Lei sta facendo campagna elettorale anche contro Berlusconi?
Mi pare sin troppo evidente che la competizione è a questo livello. Da parte dei nostri interlocutori c’è un tentativo di nascondersi dietro l’immagine del presidente del consiglio. Devo dire sinceramente che questa volta non funzionerà. Il clima in Italia è cambiato, ci sono stati dei segnali anche qui significativi. La venuta a Napoli di Berlusconi è stata deludente, la città non l’ha accolto come uno che propone soluzioni o speranze o risposte ai problemi più brucianti che sono oggi presenti a Napoli. Non solo quelli del lavoro, ma anche quelli dell’ambiente e dei rifiuti. E’ finita davvero la propaganda ed i problemi emergono in tutta la loro portata. Ma è cambiato il clima perché in generale è maturata ormai la distanza tra il modo di vivere delle persone normali e l’azione di un governo nazionale che, in buona sostanza, rispetto alle questioni dello sviluppo e del lavoro non ha fatto nulla.
Le hanno regalato molti amuleti. Ma quanti ce ne vorranno da governatore della Campania?
Ho una ampia collezione di corni di corallo d’ogni misura. In questa campagna elettorale ovunque andavo, soprattutto a Napoli, c’era sempre qualche amico che mi regalava un amuleto e, anzi, recitava anche il rito magico che prevede anche la “puntura” con il corno nel palmo della mano. Negli ultimi tempi abbiamo anche un’ampia fornitura di sale grosso, perché pare che pure questo vada… Alla Regione avremo modo di prendere un corno di corallo di un buon mezzo metro… Da questo punto di vista sapremo cautelarci in maniera adeguata.
E alla fine torna a sorridere. Come sul manifesto alle sue spalle.

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