Spauracchi, fantasmi e miserie umane

di Angelo Di Marino
Che il sindaco di Salerno sia uno spauracchio lo dimostrano le scelte che il centrodestra sta compiendo in Campania. Capolista Mara Carfagna, in lista Alessandra Mussolini, profusione di ministri a sostegno del pacato Stefano Caldoro il quale, dalla sua, gode di popolarità assai inferiore sul territorio rispetto a De Luca. In campo anche una bocca da fuoco come Italo Bocchino che ha ingaggiato una vera e propria guerra personale (a distanza) con il candidato del centrosinistra. Lui che, non più di cinque anni fa, promise fuoco e fiamme dagli scranni dell’opposizione in consiglio regionale dopo averle sonoramente prese da Bassolino, salvo poi dimettersi per ritornare a Roma. Adesso, e in più uscite mediatiche, sventola “infiltrazioni dei clan della camorra nell’amministrazione comunale di Salerno”. Forse queste frasi susciteranno un minimo di interesse lontano da qui, ma si tramutano in paradosso dalle nostre parti. E visto che si vota in Campania e non in Val d’Aosta, sarebbe meglio voltare pagina.
Stesso discorso per la campagna mediatica di alcuni giornali vicini al centrodestra e di un opinionista solitamente impegnato a demonizzare Berlusconi ma che, negli ultimi tempi, ha deviato la sua attenzione sui fatti salernitani. Anche qui il sospetto ti viene e la puzza di bruciato arriva fino a noi.
La verità è che De Luca è un candidato scomodo, trasversale, burbero, gibboso. Lo ha capito il Pdl che credeva di fare una passeggiata in Campania e che invece si ritrova a smanettare sui sondaggi, arruolando teste di cuoio da inserire nelle liste per evitare brutte sorprese. Lo aveva capito ancor prima il centrosinistra, che per questo non voleva diventasse un capopopolo non essendo mai stato uomo di partito. A tal proposito, è particolarmente significativa una circostanza: provate a consultare i siti web del Pd nazionale o campano o dell’Italia dei valori, sulla carta partiti alleati del sindaco-candidato. Non c’è traccia alcuna di De Luca, delle Regionali, della tanto sbandierata “coalizione da allargare”. Per non parlare di quello di “Sinistra e libertà” che manco riporta la notizia dell’accordo elettorale raggiunto con De Luca. Si nascondono, preferiscono mettersi all’ultimo banco evitando così l’interrogazione del prof alla quinta ora. Inutile dire che è l’esatto opposto per Stefano Caldoro. Come è giusto che sia.
Ecco anche questa è una campagna mediatica, partorita dalla mancanza di personalità di un centrosinistra che non riesce a trovare un punto di coesione neanche rispetto ad una persona perbene e che ci sta mettendo la faccia. Vero anche, vista dalla parte di De Luca, che questa volta è meglio fare da soli, evitando scomodi fardelli. Così come, sempre nel centrosinistra campano, è scattata la dismissione di Antonio Bassolino. Lui, il sindaco-ministro-governatore-leader che ora si ritrova isolato soprattutto da quanti in questi anni gli sono stati accanto, professandosi fedeli nei secoli al suo cospetto. Ora lo scansano, cambiano marciapiedi e salutano a stento. Altro non è che miseria umana. La Campania è in forte crisi, Napoli è in ginocchio e il tessuto sociale delle aree metropolitane della nostra regione fa acqua da tutte le parti. Ma può mai essere colpa di una sola persona? Chi lo dice è un ipocrita e di certo non contribuisce al sorgere di una nuova stagione.
Ad inquinare il clima elettorale c’è poi una minaccia incombente. Quella che la febbre da “buco della serratura” approdi anche da noi. Non ne possiamo più di rivelazioni a luci rosse sulle tendenze sessuali dei furbetti di turno, delle donnine facili infilate nel letto dei potenti, di notti brave a base di viagra. Stiano lontani i portatori insani del morbo che infesta ormai da qualche anno la politica italiana. Perché, per chi non lo avesse ancora capito, in Campania siamo già rimasti in mutande. E non certo per piacere.
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pubblicato su “la Città” del 14 febbraio 2010

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