Ritorno al passato

Il banco è saltato. E a sparigliare ci ha pensato chi, da anni, tiene in mano il gioco. Più o meno un mese fa, scrivemmo di grandi manovre in corso per le regionali. Ma anche che due protagonisti, De Mita e Bassolino, non sarebbero rimasti alla finestra.
Logico pensarlo, vista la storia di questi ultimi trent’anni di politica. Ancora una volta il futuro della Campania sarà deciso da chi, nel bene e nel male, comanda la nostra terra dalla notte dei tempi. E se proprio la vogliamo dire tutta, alla fine è giusto così. Sì, perché ancora una volta la classe dirigente di questa regione ha dimostrato tutta la sua immaturità, oltre che una totale incapacità nel proporre soluzioni e nomi che non siano pasticci e compromessi. Come dimenticare, per esempio, il giorno in cui Enzo Amendola ci espose il suo programma per la segreteria regionale del Pd: “Dobbiamo allearci con l’Udc, non possono che stare con noi”, disse ai presenti in una stanza del nostro giornale. Amendola è un giovane, anche se fa politica da lustri. Ha 35 anni o giù di lì, un curriculum personale da fare invidia ai cervelloni di oltreoceano. Proprio per questo da lui ti aspetteresti disegni più alti, figli della sua generazione che si rispecchia più in Saviano che in Andreotti. Invece no, meglio tendere la mano a chi rappresenta un gruzzolo di voti che fa sempre comodo, anziché alimentare la speranza di un rinnovamento. Fatto salvo il sacrosanto consenso ottenuto da Amendola, con una strategia dal sapore retrò non si può certo pensare a vincere. Alla resa dei conti, quando il momento delle scelte spetta a pochi
e non ai tanti poveri illusi delle primarie, ecco spuntare la zampata del vecchio (?) leone. De Mita sterza verso destra, con la benedizione di Casini che, in Campania, ha intenzione di mettere radici e di far crescere il centro fino a fargli raggiungere dimensioni da ascensore più che da scalino.
Tutto già scritto, in realtà. Compresa l’apertura a Pasquale Viespoli, galantuomo del centrodestra e amministratore locale intelligente. La sensazione è che l’ex sindaco di Benevento sia stato da subito il vero favorito nella corsa alla Regione. Ma, come impone la strategia dei generali in guerra, il suo nome è stato sempre il secondo se non il terzo del mazzo, preferendogli apparentemente l’impresentabile Cosentino e l’impalpabile Caldoro. Inutile dire che Viespoli piace a tutti (o quasi) nel centrodestra, in primis ad Edmondo Cirielli, presidente della nostra Provincia e grande alleato del senatore sannita al quale ha concesso la tribuna salernitana in più di un’occasione. Come se non bastasse, Viespoli è un estimatore di Vincenzo De Luca. E viceversa. Allora, qualcuno dirà, siamo davanti alla quadratura del cerchio? No, sarebbe troppo facile. L’alleanza tra Udc e Pdl, innanzitutto, deve passare ancora qualche limatura. Un punto di incontro è già stato trovato (tre assessori in giunta regionale ai centristi), quello di equilibrio non ancora.
Così come il Pd deve sciogliere parecchi nodi. Anche se a malavoglia, l’ala salernitana ha capito che è sempre Napoli a comandare. De Luca ce l’ha messa tutta in questi anni, tentando di sgretolare l’immagine di Bassolino e dei suoi uomini. Ma si trova davanti un muro, tirato su proprio dal partito democratico che non sa e non vuole svincolarsi dal ras che ancora si definisce “il miglior candidato” del centrosinistra. E non ha torto. Di certo, è l’unico che avrebbe le carte in regola per vincere e per far vincere. Il governatore uscente ha costruito nel tempo una rete trasversale di consenso, assolutamente svincolata dai partiti, basata unicamente su rapporti personali e diretti. Tanto per capirci, Berlusconi stima Bassolino, così come molti suoi luogotenenti sul territorio. In questa direzione vanno interpretate anche le parole di De Mita che sottolinea come “si può dialogare con chi sa ascoltare”, escludendo automaticamente dal suo ragionamento il fin troppo ribelle sindaco di Salerno. Il quale, accettando le primarie di coalizione, si è ulteriormente messo in gioco alla faccia di chi vorrebbe sbarrargli la strada. Forse il Pd ha sciupato l’ennesima occasione non individuando in De Luca il suo unico uomo per la Regione.
Altrettanto ha fatto il sindaco non capendo che il suo percorso doveva preliminarmente far tappa per Nusco e Napoli, prima che in ogni altro posto.
Ma adesso potrebbe essere questione marginale. Con Pdl e Udc coalizzati, laddove tutti i tasselli andassero al posto giusto, per il Pd e quel che resta della sinistra ex parlamentare ci sarebbero davvero poche speranze di vittoria. E allora anche la candidatura di De Luca sarebbe inutile. Cosa che i democratici hanno già capito. Per questo potrebbero dargli anche il via libera. Tentando l’ultima mano di poker, quella della disperazione. O azzardando il più classico dei bluff.

pubblicato su “la Città” del 29 novembre 2009

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