Meno cani nei canili ma il randagismo è ancora grave nel Sud

I cani nei canili in Italia sono calati del 26% in dieci anni, dal 2006 al 2016, mentre le iscrizioni all’anagrafe canina sono aumentate del 57%. Ma il randagismo canino è ancora un problema grave nel Sud e in Lazio, le sterilizzazioni sono poche e nel Mezzogiorno non ci sono praticamente gattili. È il quadro tracciato dal Censimento sul randagismo della Lav (Lega anti-vivisezione), diffuso oggi sul sito dell’associazione animalista. Nel 2016 i cani presenti nei canili-rifugio sono diminuiti rispetto al 2006 di circa il 26%, con -28.000 soggetti. Dai 107.000 circa del 2006 si è scesi a 79.000 circa nel 2016. Aumentano gli ingressi nei canili sanitari: 65.009, contro i 63.632 del 2015.

In Puglia, Sicilia, Basilicata e Lazio il numero dei cani randagi è ancora importante, mentre nel Nord Italia il randagismo canino è contenuto e si procede a una maggiore sterilizzazione delle colonie feline. I gattili in tutto il paese sono 122, per lo più nel centro nord: al sud sono inesistenti e non si sterilizzano gli animali. Il problema è che non si sa quanti siano davvero i randagi in Italia. L’ultima stima del Ministero della Salute sui cani risale al 2012 e va dai 500.000 ai 700.000. Per i gatti l’ultimo dato ufficiale è addirittura del 2006: 2.604.379.

Dal 2006 al 2016 sono aumentate del 57% le iscrizioni all’anagrafe canina, un elemento che aiuta a prevenire il randagismo. Le sterilizzazioni però sono ancora poche: nel 2016 sono stati sterilizzati soltanto 26.841 cani e 61.021 gatti. La mancata lotta al randagismo si trasforma in un costo per la collettività: un cane in un canile costa mediamente 1.277,50 all’anno, che salgono a 8.942,5 considerando che il tempo medio di permanenza, in assenza di adozioni, è di 7 anni.

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