Editoriale della domenica: il Sud ha davvero i numeri. Ma sono quelli sbagliati

Corteo Napoli: manifestanti fanno esplodere petardiUn momento del corteo del 26 novembre 2015 a Napoli

L’editoriale della domenica andato in onda sulle frequenze di Radio Alfa questa mattina.

Per ascoltarlo in podcast su Radio Alfa fare clic qui

Questo invece il testo integrale:

In una settimana segnata dai venti di guerra che soffiano tra Russia e Turchia e dall’addio a un grande del teatro come Luca De Filippo, il Sud resta protagonista della scena e delle tabelle statistiche.

Con il governo sempre alla ricerca di fondi per il Mezzogiorno da inserire in una legge di stabilità lontana anni luce dalle reali esigenze del meridione, uno studio di Confcommercio scopre una vera e propria “tassa” che toglie a commercio, alberghi e pubblici esercizi 27,1 miliardi di euro l’anno, pari al 7,1% dell’intero fatturato del settore. E che mette a rischio 263mila posti di lavoro regolari. È il costo dell’illegalità secondo stime dell’ufficio studi di Confcommercio. Sempre più pesante poi il rischio criminalità: un’impresa su tre dichiara un peggioramento generale dei propri livelli di sicurezza rispetto all’anno scorso. Quanto alla percezione della criminalità, il peggioramento è più accentuato al Sud (38%) e per categorie particolari come benzinai ed ambulanti (40%). Nella media italiana un imprenditore su dieci ha ricevuto minacce o intimidazioni con finalità estorsive. Un dato che cambia radicalmente in Campania. Il 73 per cento degli operatori commerciali della provincia di Napoli, infatti, è minacciato dalla criminalità. Cosi come il 27 per cento degli esercenti di Palermo e il 29 per cento di quelli siciliani ha avuto esperienza diretta o indiretta con la criminalità. Allo stesso tempo, le stime dicono che il volume di affari del mercato del falso è stato pari a 6,5 miliardi di euro.

Sono numeri che, purtroppo, parlano da soli.

E parlano da soli anche gli ultimi dati dell’Istat, l’istituto nazionale di statistica. Il Mezzogiorno e il Centro-Nord sono sempre più lontani. Il prodotto interno lordo procapite al Sud è poco più della metà di quello del Nord-Ovest: nel 2014 17.600 euro contro 32.500. Anche i consumi diminuiscono solo al Mezzogiorno, dove perdono lo 0,5%. Crescono invece dello 0,8% al Centro e nel Nord Ovest e dello 0,6% nel Nord Est. In termini assoluti, al Sud la spesa delle famiglie scende a 12.600 euro e risulta inferiore di quasi un terzo (31,5%) rispetto al resto del paese.

Un ultimo dato. L’Italia attrae sempre meno stranieri, mentre aumentano gli italiani che si trasferiscono all’estero. E la principale direttrice degli spostamenti rimane ancora quella sull’asse Sud/Centro-Nord. Saldo negativo per tutte le regioni del Mezzogiorno, con valori elevati in Basilicata (-2,9), Calabria (-2,8) e Campania (-2,6). Il saldo migratorio interno evidenzia una perdita di residenti soprattutto nelle province siciliane e calabresi.

Cosa significa tutto questo?

Che non solo il nostro Sud è dietro come tutti i sud del mondo, ma che la situazione peggiora con il passare dei mesi. E se il governatore della Campania, De Luca, dichiara di “non aspettarsi niente di buono per la Campania da chi governa”, è impossibile continuare a cantare e portare la croce aspettando una manna che mai calerà dal cielo della politica.

L’assenza è la peggior nemica di questo nostro Mezzogiorno. Chi ne parla lo fa solo per fini propagandistici, abbinando la parola “Sud” a “rilancio” in un mero esercizio di illusionismo di bassa scuola. Un po’ come quei prestigiatori di paese che, nel bel mezzo del loro numero, fanno cadere le carte che provavano a far volteggiare in aria senza svelare il trucco.

Qui invece il trucco c’è e si vede.

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Facebooktwittergoogle_pluspinterestlinkedinmail
Condividi questo articolo
Facebookrss
Segui

Be the first to comment on "Editoriale della domenica: il Sud ha davvero i numeri. Ma sono quelli sbagliati"

Leave a comment