La strage degli innocenti a Brindisi: il muretto insanguinato

di Angelo Di Marino

Il muretto fuori scuola. Quello dove c’è il graffito con la data del primo bacio. Quello dove la prof di italiano diventa la caricatura di Nonna Abelarda. Quello dove spegni nervosamente la sigaretta perché da lontano c’è qualcuno che ti ha visto fumare. Quello dove non si può trovare la morte a sedici anni, perché quel muretto è uno dei primi pezzi di vita che ti porti appresso per sempre. Non è giusto. Chi ha pensato di uccidere ragazzi che entrano a scuola non può far parte del genere umano. E’ un’altra cosa.

Ma a renderci ancora più inquieti è l’ombra di un “perché” oltre che di un “chi”. Sapere che nel nostro Paese esiste una mente, anche se ne fosse solo una su milioni di italiani, in grado di pensare ad un attentato come quello di Brindisi ci getta nello sconforto. Spegne la luce, oscura il sole, spalanca il buio. Vent’anni dopo Capaci e via D’Amelio, non possiamo però arrenderci al cospetto di assassini che squarciano l’asfalto con ordigni devastanti, almeno quanto la loro crudele infamia.

E’ il momento di reagire, alzare la testa, guardare avanti senza mai abbassare gli occhi. Proprio come fanno i ragazzi con lo stesso sguardo di Melissa, tolta alla vita dalla barbarie inumana. Migliaia di persone in tutta Italia hanno invaso piazze e strade per far capire proprio questo. A tutti e a prescindere.

Ed è anche il momento di credere nei giovani, puntare su di loro, dargli spazio. Per questo l’articolo che state leggendo lascia il passo, in prima pagina, a quello di Marianna Rago, una delle più giovani collaboratrici esterne del nostro giornale, studentessa liceale a Salerno, coetanea di Melissa. Giusto che sia lei a spiegarvi cosa si prova quando in classe ti dicono che hanno ucciso con una bomba una ragazza che poteva essere la tua compagna di banco.

Tutti i padri d’Italia oggi hanno una figlia in meno. E non c’è dolore più grande, non c’è vuoto più incolmabile. Nessuno ci restituirà mai il sorriso di Melissa. Ma da soli con le nostre forze dobbiamo riprenderci l’Italia. Con il nostro orgoglio, difendendo legalità, valori e principi che sono da sempre la nostra forza.

pubblicato su “la Città” del 20 maggio 2012

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