L’ultimo dei Rutti: giustizia e burocrazia nel romanzo di Bruno Capponi

Salerno. “L’ultimo dei Rutti”. Questo il titolo del primo romanzo del professor Bruno Capponi, docente di diritto processuale e civile alla Luiss, magistrato ordinario dal 1983 al 1998 ed oggi avvocato cassazionista. L’opera, edita da Mursia, è stata presentata nella splendida cornice del Circolo dei Canottieri, alla presenza di un folto pubblico, dal Procuratore della Repubblica di Salerno Franco Roberti e da Claudio Tringali, Presidente della sezione Penale della Corte d’appello di Salerno. Invitato al dibattito anche Franco De Stefano, Consigliere della Corte di Cassazione.

A moderare la serata è stato Angelo Di Marino, direttore de “la Città” che ha immediatamente posto l’accento sulla duplice matrice del romanzo definito “divertente ed in grado di far riflettere – ha sottolineato Di Marino – paragonabile alla cinematografia d’autore d’un tempo che raccontava con incredibile dovizia di particolari il grigiore del ceto medio italiano, fatto di vizi e virtù ma soprattutto ricco di contraddizioni”. Per Di Marino a dare grande incisività al romanzo è “la capacità dell’autore di incalzare continuamente il lettore che si trova di fronte personaggi sopra le righe, quasi surreali, in un intreccio di tematiche che rendono “Lultimo dei Rutti” un’opera che val la pena di leggere”. “Legal thriller”, così invece il procuratore Franco Roberti ha inquadrato il genere del romanzo, arricchito “da un taglio umoristico quasi sulfureo in grado di tratteggiare figure e temi centrali per la vita del singolo, della società e delle stesse istituzioni. I personaggi trovano riscontro in un quadro di italianità che sa essere eccellente e ricca di lati oscuri”. “Questo è essenzialmente un libro sul potere – ha aggiunto Roberti – sulle figure che lo esprimono e i palazzi che lo amministrano. L’autore mostra in maniera asciutta a quali aberrazioni si arrivi nel mondo del potere e della giustizia. Un mondo abitato da icone di un potere che se ne frega dei cittadini”. Oggetto della riflessione di Roberti è stata anche la questione che ha sempre posto il problema tra legge e morale: “La scissione fra due aspetti della vita personale e sociale ha nascosto le peggiori nefandezze, la legge spesso è in conflitto con la morale. La risoluzione starebbe nella costituzione che forse ancora oggi non è applicata, non tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge”. Claudio Tringali si è soffermato sul rapporto fra giustizia e fortuna sottolineando “l’accecamento di una giustizia che fa uso della spada e non della bilancia”. L’autore ha infine confermato che molti personaggi trovano riscontro nella realtà individuando i veri gestori del potere “nei magistrati amministrativi che rappresentano la giustizia e l’antigiustizia insieme”.

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