Ecco come Napoli torna a giocare per lo scudetto

di Angelo Di Marino
NAPOLI. Tre punti. Una distanza minima. E soprattutto colmabile. Mai negli ultimi anni Milano e Napoli sono state così vicine. Miracoli del calcio, che mette sullo stesso piano due città che sono invece lontane nelle classifiche che parlano di soldi, lavoro e servizi.
Domani sera, il Napoli si gioca lo scudetto. Lo fa contro il Milan di Berlusconi, l’uomo che da queste parti ancora riscuote consensi, anche grazie allo scarso appeal di un centrosinistra dilaniato dalle primarie-farsa e che non vuole svoltare dopo quasi vent’anni di Bassolinismo. In un’Italia che sembra fratturarsi insanabilmente sotto la spinta della Lega e che punta la rotta verso Nord, la partita di San Siro riveste per forza un significato che va ben al di là dei semplici novanta minuti. E’ sport, ma anche vita, orgoglio, riscatto. Dignità.
La monnezza c’è ancora, sicuramente molta meno di qualche settimana fa. Sappiamo tutti che, nel giro di qualche settimana, torneranno comunque i cumuli. «E’ sempre così – recita appoggiato alla vetrina dei cornetti caldi Marco, titolare del bar Mexico di via Ruiz a Chiaia – Facciamo lo slalom tra i sacchetti anche per consegnare il caffé ai clienti, ma ormai siamo abituati. Il Napoli? Magari bastasse per cambiare questa città…». E’ sommesso l’entusiasmo che accompagna le imprese del matador Cavani, forse per scaramanzia. O per pudore, visto come vanno le cose. Ai più fa strano che, in una città messa in ginocchio dalla sua stessa classe dirigente e dal menefreghismo di una borghesia troppo spesso ipocrita e passiva, Napoli possa arrivare a giocarsi lo scudetto. E per giunta contro il Milan. «Sto contando i giorni che mancano alla fine del mio mandato», ha dichiarato in settimana il sindaco Iervolino in un’intervista al Corriere del Mezzogiorno. Passate le elezioni, fuggirà anche lei da qui. «Torno a Roma, farò l’avvocato e la baby sitter ai miei cinque nipoti», afferma stanca e sfiacchita la Iervolino che, comunque sia, resta il sindaco che più a lungo ha governato questa città: dieci anni di fila. Da queste parti non è che ci si strappi i capelli per sapere chi le succederà.
I sondaggi più recenti, che riguardano però la popolarità dei personaggi chiamati in causa, danno come sindaco ideale proprio Aurelio De Laurentiis, il presidente del Napoli che vola in alto. Lui si è detto lusingato ma non interessato, da buon napoletano. Alle sue spalle, una salernitana: Mara Carfagna. Da sempre Berlusconi punta su di lei per Napoli, non per niente l’ha candidata giusto un anno fa a capolista per le Regionali. Fu un successo, studiato peraltro a tavolino. «Carfagna sindaco? E’ un’idea ma solo se il suo nome può servire a tenere unito il centrodestra, altrimenti non si capirebbe la scelta di un candidato esterno alla città di Napoli»: parole di Luciano Schifone, consigliere regionale Pdl e frequentatore assiduo della tribuna d’onore del San Paolo. «Ci sono tanti napoletani che avrebbero, nel Pdl, buone possibilità di successo», conclude l’ex missino già amico di Fini.
Ed è un Napoli schierato quello di De Laurentiis. Più o meno di questi tempi, l’anno scorso il presidente azzurro irruppe nella campagna elettorale per la Regione senza mezzi termini: «De Luca? Non lo conosco, so che è un buon sindaco. Ma è di Salerno e noi siamo napoletani, quindi stiamo con Caldoro che è uno di noi». Chissà cosa dirà se a candidarsi sarà la Carfagna, sulla cui carta d’identità c’è il timbro del Comune di Salerno. La verità è che il produttore cinematografico interpreta il calcio e la passione che lo circonda secondo quello che è il suo copione, fatto di primi piani ma anche di controcampi che spiazzano lo spettatore. E’ per questo che, sin dall’abbrivio di questa sua avventura calcistica, ha fatto lui il gioco, dettando i tempi e chiamando gli schemi. Ha intuito che Caldoro potrebbe essere l’interlocutore giusto per trasformare in realtà dei progetti che, proprio nelle ultime settimane, sono venuti a galla. L’uomo che ha fatto rinascere il calcio a Napoli, dopo gli anni bui di Corbelli e Naldi, ha in mente un parco a tema accanto a Pompei, di rifare Mergellina come Cannes con lidi da mille e una notte, oltre al Gran Premio di Formula 1 su circuito cittadino. Più di un miraggio, visto che proprio De Laurentiis ha sbobinato i suoi sogni davanti al governatore e al fresco presidente degli industriali napoletani, Paolo Graziano. Nascerà un tavolo per lo sviluppo da quello che sembra un patto a tre che può avere un futuro. «Faccio e voglio continuare a fare l’imprenditore – ha dichiarato il presidente – Ho il calcio e il cinema, non posso fare anche la politica». Sarà, di certo il suo modo di fare rappresenta qualcosa di diverso nell’abulico panorama imprenditoriale napoletano.
Proprio come, alla fine degli anni Sessanta, sulla scena apparve l’ingegner Corrado Ferlaino, l’unico finora ad aver vinto con Maradona in campo e gente come Punzo, Mastella, Resi, Paolo De Luca, lo stilista Isaia nel consiglio d’amministrazione. Erano altri tempi, ma politica e calcio in quel Napoli andavano a braccetto.
Non che De Laurentiis snobbi la questione. Giovedì ha caricato su un charter a sue spese i capigruppo del consiglio comunale di Napoli, portandoli in Spagna per il match col Villareal. «Forse il presidente non sapeva che in municipio ci sono ben 18 gruppi consiliari, quattro dei quali composti da soli due consiglieri, altrimenti ci avrebbe ripensato», ha ironizzato in settimana Gennaro Capodanno del Comitato Valori Collinari.
La verità è che nessuno sa se Napoli vincerà lo scudetto. E’ certo che è tornata a giocarselo. Guardando dall’alto il resto d’Italia. Senza soffrire di vertigini. Nonostante tutto.
© riproduzione riservata

pubblicato su “la Città” del 27 febbraio 2011

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