Festival di Ravello: Malkovich e le confessioni di un serial killer

RAVELLO. La personalità di Jack Unterweger, serial killer austriaco, poeta, giornalista e grande seduttore, arrestato in Florida nel 1992 con l’accusa di 11 omicidi e morto suicida, non ha grande appeal su John Malkovich, che lo interpreta in ‘The infernal comedy: confessioni di un serial killer’, opera che apre il Ravello Festival. Meglio la musica barocca della Wiener Akademie diretta da Martin Haselbock, che scandisce le sue imprese criminali, chiarisce la star di Hollywood.
”Non amo il lato negativo della vita e delle persone, non sono attratto dal male, e non mi appassionano i personaggi cattivi. E’ solo la parte che recito come attore. Piuttosto mi chiedo perché il pubblico ami tanto queste parti negative”, dice. E la musica? ”E’ importantissima come esperienza formativa, soprattutto in questo spettacolo, che è una sfida per misurare fino a che punto l’attore drammatico può spingersi prima di lasciarle spazio, come nell’opera lirica. Mi piace ogni tipo di musica, ma lavorare con il barocco mi ha affascinato. Per me il teatro è il primo amore – aggiunge -: ne ho fatto molto, soprattutto come regista, ma non in Europa e qui mi conoscete soprattutto come attore di cinema”.
Antidivo, poco attirato dalle regole dello showbiz, Malkovich timbra un po’ annoiato il cartellino delle interviste. E quando una giornalista gli ricorda che nel film ”Essere John Malkovich”, interpretato con Cameron Diaz, si pagavano 200 dollari per un’intervista, si limita a scuotere la testa con un sorriso.
Nuovi progetti? ”Per ora non c’è ancora niente di definito”, replica a chi gli chiede qualche anticipazione.
”Non è vero che mia madre mi ha contrastato nella scelta di fare l’attore, ma oggi, se mio figlio me lo chiedesse, gli direi che non è una buona idea”, sottolinea. ”Negli ultimi 20 anni questa professione è cambiata notevolmente. Crescere insieme a tre sorelle è stato bello, ma anche complicato, avevo delle responsabilità, ho dovuto prendermi cura di loro”. La definiscono uno ”shopper”, un grande compratore, è vero?
”Più che altro mi limito ad osservare chi compra, ma adesso molto meno, perché non ho tempo”. Il Ravello Festival 2010 ha per tema la follia, ma il 57enne attore, regista e produttore non si lascia andare ad analisi sulla struttura coercitiva del potere. ”Può essere predeterminata geneticamente, si può essere folli dalla nascita”. Poi aggiunge che ”probabilmente è anche un modo della società di difendersi”.
Fotografato dai turisti americani in giro per Ravello, ancora in grado di affascinare le donne con il suo strabismo, definito magnetico, Malkovich non è sembrato granchè impressionato dall’Auditorium musicale realizzato da Oscar Niemeyer e si è limitato ai complimenti di rito al panorama della costiera amalfitana. Ieri sera però non ha resistito, dopo che già aveva cenato, ad una frittura di pesce in un ristorante.

fonte: take Ansa datato 1 luglio 2010

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1 Comment on "Festival di Ravello: Malkovich e le confessioni di un serial killer"

  1. Per la prima volta Malkovich si esibisce in Italia. Lo fa da mattatore, interpretando un serial killer austriaco che parla un inglese corretto ma stentato, tirando in ballo l’assonanza con Schwarzenegger che scatena l’ilarità del pubblico. Sono le battute fuori copione (“Credevo di essere all’Auditorium Niemeyer, invece sono qui nell’acqua e non ho portato le pinne per nuotare…”, scherza riferendosi all’umidità sul palcoscenico di Ravello) ed i continui ammiccamenti con il pubblico a fare del suo personaggio un istrione prima ancora che un assassino. Sullo sfondo omicidi, sesso, fobie, amore, odio, showbiz: ingredienti che da soli basterebbero per catturare l’attenzione del pubblico. Ecco, è qui che lo spettacolo presenta qualche contraddizione. La messa in scena, arricchita dalle splendide interpretazioni dei due soprani Louise Fribo e Aleksandra Zamojska, a tratti risulta macchinosa e fuori giri. La Wiener Akademie, diretta da Martin Haselbock, parte alla grande per poi calare nella parte centrale, quando gli archi perdono di volume. Il finale è invece in crescendo. Buona l’idea come il soggetto, firmato da Michael Sturminger con Birgit Hutter e lo stesso Haselbock. Regia a due teste (Malkovich-Sturminger) e marce basse.

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