Vietato nascondersi. Le azzurre della pallavolo sono le favorite degli Europei che partono proprio oggi. Palcoscenico l’Arena di Verona, per giunta sotto le stelle (ore 20, diretta Rai e Sky). L’Italia difende in casa il titolo conquistato due anni fa, sulle ceneri di una Olimpiade, quella di Tokyo, assai avara di soddisfazioni. Alla guida c’è Davide Mazzanti, dal 2017 primo allenatore della nazionale femminile. Un timoniere e anche un rivoluzionario.
«Più che dover difendere quel titolo, abbiamo voglia di continuare il nostro percorso. Arriviamo carichi a questo appuntamento per tanti motivi, per tutto quello che abbiamo vissuto in Nations League e per il fatto che giochiamo in Italia dove abbracceremo tanti tifosi. Un appuntamento speciale».
Il grande volley in vetrina nelle città italiane. Un’occasione unica…
«Questo Europeo rappresenta la possibilità di coinvolgere tante persone. Vogliamo conquistare la gente dal punto di vista emotivo, in tanti si identificano con la maglia della Nazionale, ed è questo l’ingrediente più importante che possiamo mettere noi».
In questi anni la sua Italia ha vinto molto: Europei, Nations League, un bronzo ai Mondiali, senza contare le vittorie delle rappresentative giovanili. L’asticella si è alzata parecchio…
«Secondo me non c’è una attesa superiore, ogni torneo è complesso e sinceramente ogni volta che ne affronti uno sai che ha le sue complessità, le sue incertezze. Non la vivi più difficile di altri, la vivi come al solito. Tante squadre forti come avversarie e quel che è certo e che sarà un percorso tosto».
Parliamo di spartiacque: quando è cambiato qualcosa nella sua nazionale? Insomma, più determinante la delusione di Tokyo o i Mondiali in Olanda?
«Credo che la squadra abbia avuto una evoluzione continua, anche grazie alle esperienze vissute dal 2017. Personalmente ho lo stesso stile e le stesse idee, anche se in campo spesso abbiamo fatto cose diverse perché per raggiungere il risultato ci siamo dovuti adeguare al momento. Sono un’anima inquieta e difficilmente rimango sulle cose fatte l’anno prima, quindi cambio sempre qualcosa».
Lasciare a casa De Gennaro quanto Chirichella, Bosetti quanto Malinov è una di quelle cose che lascia il segno, forse anche a livello personale.
«È il mio lavoro, nel senso che ho la responsabilità di fare delle scelte. Non è mai facile lasciare fuori qualcuno, soprattutto quando lo fai all’ultimo dopo un percorso fatto insieme. È il momento più tosto per un ct. Il rovescio della medaglia è quello di dare una opportunità a chi entra in squadra, a quelle persone che si sentono parte del percorso che stiamo facendo».
Italia, Turchia, Polonia, Serbia… Non mi dica che è un caso se le nazionali più forti sono allenate da italiani: lei, Santarelli, Lavarini, Guidetti…
«Sarà un Europeo di alto livello, tante squadre sono cresciute. È stata una Vnl importante per Turchia e Polonia, la Serbia poi l’abbiamo incontrata nei test ed è molto forte. Senza dimenticare Olanda e Germania».
Quanto ha influito la stagione in Turchia sulla ulteriore crescita di Paola Egonu?
«Ogni esperienza aggiunge qualcosa a una atleta, lei ne ha fatta una importante in un club importante. Metterà a frutto quanto acquisito anche qui in Nazionale».
Trovare Ekaterina Antropova al momento giusto è come avere il jolly da giocarsi alla grande…
«È una delle 14 risorse che ho e ovviamente è una ragazza di valore e di talento che si è allenata tanto questa estate con noi ed è bello che abbia avuto il passaporto in tempo per questi Europei».
Come si gestisce l’abbondanza, il problema che tutti gli allenatori vorrebbero avere?
«Credo che la cosa più importante sia che tutte le atlete siano funzionali al progetto e che se ne sentano parte, le scelte poi devono contribuire a mantenere alto il livello».
Dopo gli Europei ci saranno le qualificazioni olimpiche, l’obiettivo resta Parigi 2024 che sarà il suo ultimo atto di questo settennato. L’oro olimpico fa gola…
«Si certo. Del resto, il mio contratto finisce lì e questi due anni sono stati pensati e programmati in funzione di Parigi. Ci teniamo in maniera particolare perché è la fine di questo percorso». —
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Intervista pubblicata su La Stampa del 15 agosto 2023
LA STAMPA (pagina 36) 15-8-2023
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