Strage a Napoli: terrore nel quartiere ai confini di Gomorra

di Angelo Di Marino
INVIATO A NAPOLI
Un quartiere difficile. È la frase che senti di più avvicinandoti alle postazioni dei tg che hanno piazzato parabole e telecamere in questo tratto di via Miano, per un giorno diventato palcoscenico mediatico di una tragedia senza perché.

In realtà questo rione, fatto di caseggiati di edilizia popolare come parco Bellaria ma anche di oasi residenziali dove si sprecano i vigilantes e le auto di lusso, non è una zona pericolosa di Napoli. Via Miano è la lunghissima strada che costeggia il parco reale di Capodimonte, una delle distese verdi urbane più vaste d’Europa. A pochi metri dal civico 41, dove l’infermiere impazzito ha preso a fucilate familiari e passanti, c’è l’ingresso principale del museo di Capodimonte, gioiello incastonato nel cuore della reggia settecentesca, costruita dagli spagnoli e depredata dai francesi. Capolavori, arazzi, porcellane, presepi: il cuore della cultura e della storia napoletana è qui, immerso in un bosco fermo nel tempo. Uno scenario da favola, a quattro passi da Scampia e Secondigliano, periferie dilaniate da Gomorra e dalle faide dei clan.

L'arresto dell'uomo che ha ucciso quattro persone sparando dal balcone (foto Ansa)

L’arresto dell’uomo che ha ucciso quattro persone sparando dal balcone (foto Ansa)

E se ieri mattina, quando nessuno poteva neanche immaginare cosa sarebbe accaduto, le discussioni puntavano a processare il Napoli di Benitez sbattuto fuori dall’Europa League, nel breve volgere di qualche ora ogni parola, ogni sillaba si imbatte nell’orrore delle fucilate. I racconti tra la folla si trasmettono di bocca in bocca, arricchendosi di particolari forse fantasiosi ma che rispondono in pieno alle ansie di chi ascolta, di chi vuole sapere.

Non c’è camorra qui, c’è paura. In molti hanno sentito spesso sparare, qualcuno ha anche visto. Ma tace, si gira dall’altra parte, finge di non sapere. È la grande colpa della Napoli che confina con Gomorra. In questo rione, come in molti altri della città, alle finestre ed ai balconi ci sono le veneziane. Sono l’antidoto perfetto per chi non vuol vedere. Si chiudono rapidamente e garantiscono immunità. In questa strada, così come in quelle limitrofe che la incrociano, ci sono decine di installatori di tapparelle. Non è un caso. Anche questo è controllo sociale: campa meglio chi si tappa in casa e sceglie di farsi i fatti suoi.

Via Miano civico 41 non è terra di camorra. È il luogo che resterà nella memoria di chi vive qui come quello che, in un caldo pomeriggio di primavera, ha plasticamente rappresentato la follia di un uomo incastonata nella normalità apparente di questa città. Mentre la scientifica misura e recupera bossoli, c’è un ragazzo in scooter che mangia una pizza fritta, specialità della zona. Non ha visto, non ha sentito. Ma sa tutto.
©RIPRODUZIONE RISERVATA

pubblicato sui giornali locali del Gruppo Espresso il 16 maggio 2015

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