Il brindisi e l’amaro del presidente

di Angelo Di Marino
Con un calice di buon vino rigorosamente salernitano, Edmondo Cirielli ha brindato e salutato. Dopo poco più di tre anni dalla sua elezione, lascia la presidenza della Provincia al fido Antonio Iannone, assessore della prima ora e autentico tenutario della corrente del Principe d’Arechi. Si ricandida a deputato, quindi meglio Roma di Salerno. Ma il bilancio politico e amministrativo della presidenza Cirielli come va considerato? Ecco i fatti.
L’elezione del deputato Pdl alla presidenza dell’ente di Palazzo Sant’Agostino è datata 2009, sull’onda del successo di Berlusconi. I troppi errori del centrosinistra, a partire dal ricandidare l’uscente Villani già da mesi in fase calante, e un evidente effetto trascinamento consegnarono a Cirielli un risultato netto nei numeri. Consacrato da un indiscusso consenso personale oltre che da alcuni exploit, come quello di Gambino, e da accordi elettorali spesso trasversali, il risultato rappresentò l’ideale trampolino per lanciare l’ennesima corrente del Pdl: quella del Principe d’Arechi. Destinata a diventare un partito, con vocazioni regionali e separatiste (da Napoli), la compatta falange ispirata al nobile longobardo è stata protagonista di una spinta campagna acquisti fatta di accordi con ex amici di De Luca, De Mita, Fini, Bertinotti, Bassolino, Carfagna e finanche di se stessi come Angelo Villani, battuto da Cirielli e divenuto (dopo gli arresti e la sospensione poi rientrata) consigliere del gruppo misto con vista sulla maggioranza.
Facendo incetta di cognomi come fossero pedine, lecito aspettarsi successi elettorali a raffica negli anni successivi. Peccato che alle Regionali del 2010 la provincia di Salerno sia stata l’unica a far registrare una netta affermazione del centrosinistra (De Luca), in netta controtendenza rispetto alle altre quattro della Campania che consegnarono al centrodestra (Caldoro) un successo numericamente consistente. Per non parlare del 2011, quando alle Comunali di Salerno il Principe d’Arechi si spese (?) al fianco della vice di Cirielli, l’avvocato Anna Ferrazzano, lanciata in una lotta impari con De Luca alle comunali di Salerno, rimediando uno dei peggiori risultati finali di sempre e non certo per colpa della candidata, da allora tenuta un po’ in disparte dal principato e dai suoi cortigiani. Da non dimenticare anche la doppia sconfitta di Nocera Inferiore a distanza di un anno l’una dall’altra, con tanto di sfiducia forzata a Torquato, peraltro vincitore in entrambe le votazioni.
A connotare il cammino del Principe d’Arechi in questi anni recenti anche i tanti veleni, le ombre e le inchieste giudiziarie che contraddistinguono le amministrazioni di centrodestra. È il caso di Nocera Superiore, dove il Pdl ha come obiettivo la sfiducia al sindaco Montalbano, del quale si ricordano soprattutto le foto del 2009 in cui abbracciava e baciava Cirielli. Per non dire di Cava, dove sulle carte dell’amministrazione a guida Pdl indaga l’Antimafia, di Scafati che ha un sindaco (ex nemico del Principe) indagato con tutta la sua giunta, di Sarno dove Mancusi è diventato assessore alla Provincia ma siede su una poltrona (quella di sindaco) da sempre sotto il tiro del fuoco amico, di Angri dove il primo cittadino è sotto inchiesta e che dal Principe d’Arechi è osteggiato a passo spinto. Per non parlare dell’arresto di Gambino, attualmente sotto processo dopo essere stato recordman di preferenze al Comune, alla Provincia e alla Regione. Degna di un post-it anche l’inchiesta sulle tessere per il congresso Pdl.
Fin qui l’azione politica della corrente di Cirielli. Quella amministrativa ha risentito di due fattori. Il primo è lo stritolamento della Provincia in quanto ente svuotato da governo e Regione. Il secondo è l’aver voluto duplicare il sistema di potere tenuto su negli anni da De Luca a Salerno e Bassolino nel resto del territorio, facendo incetta di incarichi nella sanità, nelle partecipate, nelle aziende del ciclo dei rifiuti e dei trasporti pubblici. Affidando ruoli strategici a fedelissimi senza esperienza.
Del record di assessori cooptati in giunta, della mole spropositata di consulenti politici, della pantomima sull’incompatibilità (difesa in punta di diritto da un intervento a firma del filopresidenziale Feola che ospitiamo nel giornale di oggi) e delle delibere criptate in cui si querelano i giornali francamente c’è poco da scrivere. Sono cose che purtroppo fanno parte della normalità politica del nostro Paese. Almeno fino alle prossime elezioni. Sperando che poi qualcosa cambi. Davvero.

pubblicato su “la Città” del 14 ottobre 2012

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