“Napoli non è Berlino”: Sales presenta il suo libro a Salerno

“Napoli non è Berlino”. E neanche Salerno. L’ex sottosegretario al Tesoro, Isaia Sales, ha dato alle stampe il suo ultimo libro – “Napoli non è Berlino. Ascesa e declino di Bassolino e del sogno di riscatto del Sud” (Dalai editore) – nel quale si intravede una difesa passionale di Antonio Bassolino e del “bassolinismo”, cominciato nel ’93 alla guida della città di Napoli e culminato con un doppio mandato da presidente della Regione.
Un ventennio che Sales ha percorso al suo fianco, rivestendo anche il ruolo di consigliere economico fino all’approvazione dei programmi del ciclo comunitario 2007/2013. In questo libro ripercorre quell’esperienza raccontando le difficoltà di un uomo e di un politico che, a parer suo, è stato denigrato dai vertici romani di Pds, Ds e Pd fino a lasciarlo cadere quasi nel dimenticatoio. Sono tutti “cattivi”, o quasi, i protagonisti di questo libro che, come ha sottolineato il direttore de “la Città”, Angelo Di Marino, parla del passato “ma anche del presente”. C’è spazio anche per Vincenzo De Luca: “Bassolino – spiega Sales – è stato oggetto di una feroce battaglia politica interna al partito alla quale si è appoggiato anche De Luca, che ne ha parlato male soltanto per prendere il suo posto. Lo stesso accade adesso quando parla male dei dirigenti del Pd”.
Napoli non è Berlino, recita il libro, ma neanche Salerno può – secondo Sales – paragonarsi a una città europea. “L’atteggiamento di De Luca è leghista, quasi razzista. Anzi, è un’anomalia del modello leghista, quasi egoistico. Per questo va d’accordo con molti sindaci del Nord”. Bassolino, al contrario, nel racconto di chi gli è stato al fianco, si è battuto per il Sud anche se ha sempre aspirato ad entrare nei palazzi romani (riuscendoci per poco, dall’ottobre ’98 al giugno del ’99, quando fu ministro del lavoro). Poi venne la candidatura alla Regione. Sales racconta che in realtà Bassolino non voleva. Sentiva quell’indicazione data dal suo partito come un’emarginazione dallo stesso. Un’affermazione che fa sbottare lo storico repubblicano Franco Barbagallo, intervenuto ieri sera con Di Marino e con Marcello Ravveduto alla presentazione del libro in Camera di Commercio. “Ma come? – ha detto Barbagallo, davanti ad una platea di “bassoliniani”  come l’ex assessore regionale Andrea De Simone e l’ex vice presidente della giunta regionale, Antonio Valiante – Fare il presidente della Regione un’emarginazione? E’ stato forse meglio fare il commissario di Governo per l’emergenza rifiuti dove il suo ruolo era amministrativo, dove le delibere le scrivevano altri e lui apponeva solo le firme?”.
Impietoso il giudizio dello storico, per il quale il “bassolinismo” è stato un disastro. “Isaia lo difende fino all’impossibile – dice – ma Bassolino è indifendibile. Ha amministrato la Regione controvoglia perché voleva avere un ruolo di rilievo a Roma. Agendo in questo modo, ha devastato la sua pratica politica. In vent’anni – conclude – non ha fatto nulla, dai rifiuti alle opere pubbliche”.
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