I congressi dei partiti e le primarie: le solite liturgie

di Angelo Di Marino
Marzo è il mese dei congressi. A partire i Giovani Democratici, spaccati in due fazioni fino a ieri pomeriggio, salvo ritrovare l’unità in extremis a poche ore dal voto che eleggerà a Pollica il segretario dei ragazzi del Pd, fin troppo bravi a mutuare comportamenti e incongruenze dei matusa.
A ruota arriva l’Udc, partito diviso tra il vecchio e il nuovo (?) che a Salerno ha il volto di Gagliano (già An, Forza Italia e Pdl) che vanta due scranni al Comuene e un’alleanza con De Luca. Da eleggere decine di delegati. Prossimo week end impegnato dal Pdl, dove le anime salernitane sembrano aver trovato un accordo, ma all’orizzonte già si profilano altre candidature che riapriranno la lunga fase delle trattative, minando il mai raggiunto equilibrio tra Cirielli, Carfagna e gli scontenti di turno. Meglio non parlare delle primarie del Pd a Palermo, ennesima conferma di come i preliminari per i democratici siano una maledizione.
Tutti costoro, senza distinzione, restano però scontati interpreti di liturgie medievali, in cui equilibri e rappresentanza all’interno dei partiti sono somministrati col bilancino del farmacista. Facendo tutti contenti. Quindi scontentando tutti. Non può essere questa la politica che dovrà garantire continuità dopo lo choc rappresentato da Monti. Dando ragione a chi pensa che stiano lavorando per il cambiamento. Lasciando tutto com’era prima.

pubblicato su “la Città” del 4 marzo 2012

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