Turismo e disagi: le occasioni sciupate

di Angelo Di Marino
Il sole sbuca tra le nuvole. Forse mangeremo meno pastiere, ma i casatielli sono in abbondanza. E’ Pasqua. Anche se la resurrezione per noi sembra davvero lontana. E’ una Campania grigia quella che si specchia in un cielo che promette pioggia. Cerchiamo di far festa, tutto intorno a noi sembra però sciogliersi, ridursi in poltiglia. 
Ad un anno esatto da quella che ci era stata presentata come la svolta epocale per la nostra terra, ci ritroviamo con la monnezza per le strade di Napoli, le discariche da riaprire a Macchia Soprana, gli autobus che non passano più e le tasche piene solo di problemi.
Dalla Regione non arrivano soldi. Per la sanità, per i trasporti, per le infrastrutture. A Napoli hanno chiuso a doppia mandata il forziere, rimandando competenze e responsabilità a Province e Comuni. A farne le spese sono i salernitani quanto gli avellinesi, i napoletani come i casertani.  Quel che accade oggi è davvero la fotografia più fedele della reale situazione in cui ci troviamo. Registriamo, infatti, un boom di presenze turistiche. A Salerno alberghi pieni, affollate le Costiere da Sorrento a Palinuro. Dovrebbe essere una di quelle occasioni da leccarsi i baffi, frutto sicuramente della crisi che induce gli stranieri a preferire i nostri lidi a mete più costose e lontane. E invece no, questo week end si trasformerà nell’ennesima beffa. Perché? Presto detto: mancano gli autobus, i treni, il metrò del mare, la Circumvesuviana. Da ieri, guarda caso, è scattato finanche il rincaro dei mezzi che via mare collegano Salerno e Amalfi con le isole e il resto delle località costiere. Ecco, pensate adesso ad un turista inglese o francese in attesa per un’ora e forse più in piazza della Concordia, sperando in un bus che, nella migliore delle ipotesi, gli girerà sotto il naso perché arrivato a fine corsa. Il malcapitato non potrà neanche capire, visto che alle fermate non esiste traccia dei tagli e dei cambiamenti di percorso. Per non parlare di chi volesse andare a Pompei come a Capri, a Sorrento come a Paestum. Poca Sita, corse soppresse, niente aliscafo a tariffa conveniente.
Secondo voi, quindi, chi trascorrerà quest’anno la Pasqua da noi, tornerà mai negli anni a venire? Oppure, parlerà bene di quello che ha trovato ad amici e parenti fuori dai nostri confini? Le risposte sono talmente scontate da far sembrare paradossale l’atteggiamento che ha chi governa rispetto alle nostre comunità. Inutile dire che i disastrosi disagi di cui sopra sono il pane quotidiano per pendolari, studenti, pazienti, utenti della Campania intera. E’ la politica, questa politica, che sta azzerando tutto. Lo dimostrano i numeri, aridi come sempre: a Salerno città mancano 500mila euro rispetto all’anno scorso per i trasporti. Al momento, sono a rischio 28 posti di lavoro solo per quel che riguarda le tratte urbane del capoluogo. Le cifre si moltiplicano se calcoliamo l’intera provincia, includendo anche le compagnie private. Brutta storia, visto che non solo si penalizzano i passeggeri ma anche i lavoratori che resteranno a piedi.
E se la Regione sostiene che la metropolitana di Salerno non è opera da finanziare perché inutile, ci troviamo ad assistere all’ennesimo controsenso: abbiamo l’aeroporto ma non gli autobus o i treni per raggiungerlo. Meritorio tentare di tenere in vita uno scalo da sempre al centro di lotte di potere dal profilo assai basso. Ma è mai possibile che una parte delle risorse destinate (40 milioni di euro) non possa essere più utile alla collettività in termini di servizi? C’è chi obietterà che i canali sono diversi, che non spetta a chi gestisce l’aeroporto pensare agli autobus e così via. Sarà, ma sempre soldi pubblici sono. Anzi, buona parte di essi dovrebbero arrivare proprio dalla Regione.
Due pesi e due misure, ci sarebbe da dire. No, soltanto la logica dell’appartenenza. Che nel caso di specie diventa addirittura legge di compensazione. Tralasciando la Salerno di De Luca (che non beccava soldi quando alla Regione c’era Bassolino figuriamoci adesso che c’è il Pdl), sa tanto di partita a scacchi invece quanto riesce ad ottenere la Provincia. Il presidente Cirielli, davanti al Capo dello Stato, lanciò l’ultimatum a Caldoro: o ci fai gestire o ce ne andiamo. E’ l’effetto Principe d’Arechi. Che essendo nobile dal sangue blu sale solo sull’aereo e non prende mai l’autobus. Troppo plebeo. 
Buona Pasqua a tutti.
© riproduzione riservata

pubblicato su “la Città” del 24 aprile 2011

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