Napolitano a Salerno: una pagina di storia per il Sud

di Angelo Di Marino
Una giornata importante. Per la Campania, per il Sud, per l’Italia. Da Salerno parte una nuova stagione della mai chiusa questione meridionale. Quella della consapevolezza che fa tutt’uno con l’irrefrenabile desiderio di federalismo che pervade il Paese. Le parole di Napolitano, ma anche quelle di De Luca e Cirielli, sono un chiaro messaggio a leghisti e distratti: basta con le penose dispute contabili sul dare e l’avere tra Nord e Sud. Con questa frase, il Presidente della Repubblica ha alzato il tiro, mirando a chi, ormai da tempo, gioca allo sfascio, rendendo ancora più profondo il solco che separa il Mezzogiorno dal settentrione. E ad incalzarlo, con piglio deciso, il sindaco di Salerno ed il presidente della Provincia. Si alza dal teatro Augusteo la voce forte e chiara del Sud che vuole voltare pagina, mantenendo intatta la sua identità e le tradizioni, culturali e politiche, che fanno della nostra terra una pietra preziosa troppo spesso dimenticata in un cassetto.
Così come chiaro e forte è il messaggio di Napolitano al governo: servono soldi. E non idee, perché di quelle ne abbiamo già tante per i fatti nostri. La partita si gioca qui, sul confronto tra le risorse da destinare al Meridione e quelle già pattuite per il Nord. Non parliamo, però, di progetti faraonici come il ponte sullo Stretto. Ma di azioni concrete che permettano un rilancio della produttività, un miglioramento sensibile dei servizi al cittadino ed una sostanziale spinta alle opere pubbliche. Letta così, portandosi sulle spalle il fardello di lustri fatti di disinteresse e lontananza, sembra la solita utopia.
Questa volta, però, sarà difficile girarsi dall’altra parte. Il Sud è, fatalmente, uno degli snodi cruciali della politica nazionale. Così come lo sono le spinte secessioniste di una parte della nostra provincia, i sussulti localisti di molti comuni (Salerno in testa) e l’incombente federalismo fiscale che sembra ormai un dato acquisito. Napolitano, parlando a Salerno da meridionalista oltre che da garante della Costituzione, queste cose le sa bene. E solo un Paese unito e ben governato potrà affrontare e forse risolvere l’annosa questione meridionale. Dopo più di sessant’anni Salerno, anche per un solo giorno, è tornata capitale. E anche stavolta servirà tanto coraggio per scrivere il futuro, così come avvenne all’alba della repubblica. Senza dimenticare la nostra storia e da dove veniamo. Perché è qui che l’Italia ha le sue radici. Che nessuno potrà mai tagliare.
© riproduzione riservata

pubblicato su “la Città” del 15 settembre 2010

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