Salvini, il Tirreno e il teorema di Topolino

Matteo Salvini in ToscanaMatteo Salvini durante un comizio in Toscana con la candidata Susanna Ceccardi (Ansa)

Un chiodo fisso. È quello di Matteo Salvini per “Topolino”. Non c’è estate che il segretario della Lega non lo tiri fuori dalla sacca del mare, quella dove trovi costumi bagnati e infradito scolorite, facendolo diventare termine di paragone. Secondo Salvini, giornalista professionista, l’informazione fornita da alcuni quotidiani nel nostro Paese non è degna di considerazione, quindi meglio la lettura di “Topolino”. Ieri è toccato al “Tirreno”, storico quotidiano toscano del Gruppo GNN, finire sotto attacco. La colpa sarebbe quella di «non raccontare mai la verità». Argomento del contendere il nuovo aumento di casi di Covid in queste ore. Per Salvini è tutta colpa degli immigrati, per la logica e per la cronaca ovviamente no. Ma si sa, in campagna elettorale vale tutto. In mancanza di argomenti, quindi, meglio mulinare offese senza motivarle più di tanto, altrimenti il gioco si scoprirebbe subito. Attaccare i giornali e i giornalisti che non scrivono quanto gradirebbe il politico di turno (Salvini in ordine cronologico non è che l’ultimo esponente della categoria) è il modo di fare propaganda dove non conta provare a disegnare il futuro, tantomeno promettere qualcosa. Troppo faticoso, anche perché Salvini cerca i voti di chi è spaesato tra destra e sinistra, quindi non può che offrire parole come fossero miracolose panacee ai lancinanti mal di pancia di chi si sente scontento.

Ed ecco il teorema di “Topolino”, quello che da bambini chiamavamo il “giornalino”, non per sminuirlo ma per differenziarlo da quello dei papà che, appunto, leggevano il giornale. Quella rivista ha più di settant’anni di storia e, con l’arte dei fumetti, ha preso in giro il potere più di chiunque altro. I paperi camuffati da banchieri, i cani con i nomi simili a ministri, gli scoiattoli vestiti come parlamentari: ecco cos’è veramente “Topolino” che nei decenni ha aiutato i bambini a crescere e a pensare con la propria testa. C’è da credere che Salvini, quindi, “Topolino” lo abbia sempre lasciato nella sacca del mare, senza mai leggerlo. Sfogliandolo, avrebbe appreso i rudimenti della libera informazione. Quella che il “Tirreno” e tanti altri giornali praticano ogni giorno. Caro Salvini, al prossimo attacco che, siamo sicuri, non mancherà. Nel frattempo scusi, ma ci sarebbe un “Topolino” da leggere… Slam!
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Commento pubblicato su La Stampa del 22 agosto 2020

La prima pagina de La Stampa del 22 agosto 2020

Pagina 8 de La Stampa del 22 agosto 2020

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