Una politica per il Mezzogiorno: ma quale squadra?

di Angelo Di Marino
I giochi sono aperti. Ma le carte sono conosciute. “Raffaele, facciamo un partito insieme…”, scherzava l’altro giorno il sindaco De Luca con l’ex ministro Fitto. Due dei protagonisti di un interessante dibattito che ha visto concentrarsi a Salerno simpatizzanti di tutto l’arco parlamentare.

Nel pubblico una radice comune: la Democrazia Cristiana. O quantomeno la provenienza centrista, magari tenuta nel cassetto per qualche anno, quando sembrava non più di moda.
Si è parlato di Sud in quella sala. Uscendone, però, poco soddisfatti. E non per la qualità degli interventi dei convenuti (c’erano anche Cesa e Fioroni) e la puntualità delle loro risposte. Quanto per due circostanze: l’evidente distanza tra la politica e i territori e l’impossibilità al gioco di squadra (invocato anche da queste colonne) che tiri fuori il Mezzogiorno dall’emergenza patologica. Perché, al di là delle parole e dei buoni propositi, le dinamiche che regolano i partiti sono sempre le stesse.
E perché è inutile sperare che dai personalismi locali si passi alla condivisione di un percorso per il bene comune.
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pubblicato su “la Città” del 25 marzo 2012

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