Dieci anni in Parlamento: presentato il libro di Edmondo Cirielli

Nel giorno in cui presenta il bilancio di dieci anni in Parlamento, Edmondo Cirielli punta i piedi, e torna a far sentire la sua voce nel partito campano e sulle scelte nazionali. Non ha partecipato (per impegni romani) al primo incontro convocato a Napoli del neo commissario del Pdl campano, Nitto Palma, ma non ha rinunciato a bacchettare Mario Landolfi (fresco di nomina a vice commissario) per le dichiarazioni sul governatore Caldoro.
Landolfi, già numero due di Cosentino, sollecitava il presidente della Regione a chiarire la sua collocazione politica, spiegando se fa riferimento in pieno al Pdl o si considera referente del Nuovo Psi. “Un problema inesistente e che non interessa affatto ai cittadini campani” ribatte Cirielli, secondo cui “Landolfi sbaglia a criticare il presidente della Regione Campania”. La critica è sferzante: “Mario Landolfi non solo dimostra di essere lontano dagli elettori, che premiano nei sondaggi Caldoro, ma rivela anche un’inaccettabile pretestuosità che sfocia nell’autolesionismo. In una stagione così delicata per l’Italia e per la politica non possono avere cittadinanza posizioni politiche faziose e partigiane da parte di chi è chiamato a rappresentare i partiti, soprattutto nei riguardi di quanti con grandi sacrifici amministrano la cosa pubblica”. La difesa di Caldoro è totale: “E’ sempre stato un uomo leale del Pdl, e sta governando bene in un momento drammatico per la Campania”. Al partito, piuttosto che veleni, chiede un sostegno agli enti locali: “Mi aspettavo uno stimolo rispetto alla progettualità, per acquisire finanziamenti dal Governo e rilanciare infrastrutture. E’ un po’ colpa di questa legge elettorale che nomina i parlamentari: non solo ha portato in Parlamento tanti che non sono uomini del territorio ma ha pure allontanato persone che dal territorio provengono. Forse – ammonisce – devono stare meno a Roma e più qui a lavorare”.
Lui la sua vocazione territoriale la rivendica in toto, anche nell’ultimo decennio di attività tra i banchi della Camera. Ieri sera ha presentato con il nostro direttore Angelo Di Marino, in un gremito salone della Provincia, il volume che racchiude i suoi dieci anni da deputato: una raccolta di interrogazioni, interventi, proposte di legge, curata da Marina Santoriello e Vito Pastore con l’intento di raccontare l’esperienza politica facendo parlare i documenti. Lo fa ripercorrendo anche passaggi discussi come la legge “ex Cirielli” (“da cui ho ritirato la firma quando un emendamento ne ha cambiato l’impostazione da rigorista a garantista”) e rivelando di essere stato lui il primo a proporre una legge sullo stalking, poi concretizzata dall’amica/nemica Mara Carfagna. “L’ho presentata per due legislature consecutive. Era il 2006, e molti di quelli che poi se ne sono appropriati neanche sapevano cosa significasse il termine. Poi, in questa legislatura, è stata assorbita da una una proposta governativa ed è diventata legge ad opera del ministro Carfagna”. Di suo ricorda di aver condotto in porto la legge sul Millennio della Badia di Cava e l’emendamento per l’ergastolo a chi uccide esponenti delle forze dell’ordine, presentato dopo l’omicidio Pittoni. “La grande maggioranza delle leggi è portata in aula dal Governo, solo il cinque per cento è di iniziativa parlamentare. Riesci a concretizzarle se l’argomento è serio e se sei un parlamentare che si fa rispettare”.
La carriera a Montecitorio gli ha consegnato anche qualche rammarico: quello di non aver portato all’approvazione una proposta di tutela dei limoneti della Costiera, autentico presidio contro il dissesto idrogeologico, e la mancata riforma dell’articolo 27 della Costituzione. “Sono tre legislature che provo a far inserire nel testo che la pena non deve tendere soltanto alla rieducazione del condannato ma anche alla sua punizione. Vorrei pure che lo Stato risarcisse le vittime di un reato quando a commetterlo è una persona a cui è stata concessa la libertà anticipata, ma nella commissione Giustizia ci sono troppi avvocati”. La prossima battaglia è quella per la modifica della legge elettorale: “L’ho già proposta. In questo momento di crisi l’Italia può riacquistare un ruolo solo se la politica è forte, e la forza non può averla chi non rappresenta il territorio”.
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pubblicato su “la Città” del 28 gennaio 2012

 

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