Elezioni a Napoli: De Gregorio, l’amico di Vassallo capolista Pd

NAPOLI. Il suo nome rappresenta il punto di rottura tra vecchio e nuovo nei democratici. Umberto De Gregorio, 53 anni, dottore commercialista, docente ed editorialista di “Repubblica” e de “la Città”, è il capolista del Pd alle comunali a Napoli. Così i democratici provano ad uscire dal tunnel delle primarie, annullate dopo accuse di brogli e scorrettezze. «Una storia che non è stata metabolizzata. Credo però che ci si possa smarcare dal passato anche restando nel Pd. E poi non dimentichiamo che Bassolino, tanto per fare un nome, rappresenta un pezzo di storia. Ma non il futuro», spiega De Gregorio.
Discontinuità e rinnovamento: il popolo dei democratici vuole questo.
«La scelta di candidarmi con il Pd, nel momento di suo massimo declino a Napoli, nasce dalla convinzione che occorre lavorare dall’interno, con autonomia e giudizio, per dare una risposta ai problemi della città che sono comunque strettamente legati a quelli della regione e del Paese».
C’è parecchio da fare…
«Quello che intendo combattere è la fuga dalle responsabilità, la voglia di mollare, l’accettazione di una lenta eutanasia per Napoli».
Però lo schema del partito democratico sembra logoro.
«Tutti i partiti sono molto logori, stanchi, privi di appeal, ma senza di essi non si produce un progetto politico complessivo in grado di trasformare il Paese».
Forse l’idea di candidarsi parte da più lontano…
«Sono profondamente legato a Napoli ed al Cilento. Mi sento cittadino anche di Pollica, dove, a Cannicchio, comprai casa quindici anni fa. Ero molto amico di Angelo Vassallo».
Già, il sindaco-pescatore ucciso ormai otto mesi fa.
«Il giorno 10 a Napoli organizziamo un evento che lega la mia vecchia amicizia con Angelo Vassallo alla mia nuova amicizia con Raffaele Cantone. Dal titolo “Da Pollica a Scampia, quale legalità per lo sviluppo”, con Cantone, Stefano Pisani, vicesindaco di Pollica, e Mariano d’Antonio, oltre al sottoscritto».
A proposito di sindaci, De Luca è uno che ha messo il Pd nel cassetto.
«De Luca ha abbandonato il campo politico di respiro regionale e nazionale e si è ritirato nella sua città, lasciando delusi i suoi sostenitori non salernitani, che in lui avevano visto un leader politico. Ha compiuto una scelta in ritirata mollando il simbolo del Pd che non è presente a Salerno. Corre in solitudine. Ma non ci si può illudere di creare l’isola perfetta in un deserto». (a.d.m.)
© riproduzione riservata

pubblicato su “la Città” del 4 maggio 2011

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