La crisi, Ruby e Berlusconi: lo Stivale con la giarrettiera

di Angelo Di Marino
Ormai è l’Italia dei letti sfatti. Che guarda alla sua decadenza prima sociale che politica senza alzare un dito. Nuda, proprio come le donzelle di turno al dopolavoro di Arcore. Vi risparmio la lunga e infamante teoria di giudizi che vengono tranciati dal resto del mondo. Tanto non servirebbe a nulla.
Perché, come sottolineano i sondaggisti, l’ennesimo scandalo che vede protagonista Berlusconi non sposta affatto le intenzioni di voto degli italiani. Per farla breve, se domani si votasse il Cavaliere riuscirebbe comunque a vincere. Il che non fa che dimostrare come questa politica altro non sia che lo specchio del Paese. O di una considerevole fetta di esso. In un esercizio estremo di autostima, siamo tra quelli che ritengono gli italiani migliori della classe politica che li rappresenta. Ma è pur vero che il nostro è un popolo contraddittorio e non sempre coerente con i valori che dovrebbero (il condizionale è d’obbligo) cementare una nazione. Restiamo quelli che preferiscono dividersi prima ancora che unirsi, e anche coloro che prediligono i rioni ai Comuni e le province alle regioni. Per non parlare di quel due per cento di connazionali che ha affermato di provare invidia per le acrobazie notturne del primo ministro. Per questi che lo hanno ammesso, figuriamoci quanti altri lo pensano e non lo dicono.
Insomma, se il premier e le sue donnine sono argomenti di cui disquisire sornionamente al bar con gli amici, alla pari delle scommesse sul calcio e dei sotterfugi per evitare le mogli, significa che l’Italia è fatta così. E conta più di quella che la pensa diversamente. Berlusconi questo lo sa, soprattutto lo sanno i suoi ex amici, i suoi avversari ed i suoi oppositori. Proprio per questo pensano alle urne come ad una eventualità da scongiurare a tutti i costi.
E’ la prospettiva che mette paura. Frastornato e sedotto da lustrini e mutandine, il Belpaese sarà in grado di avvertire il pericolo incombente di una crisi già iniziata da tempo e che paralizza la nostra economia ed il mondo del lavoro? E conseguentemente vorrà decidere, attraverso gli strumenti che la democrazia mette a disposizione, cosa fare per il futuro? Servono risposte, a meno che il nostro Stivale non confermi di essere l’unico a preferire le giarrettiere agli speroni.
© riproduzione riservata
pubblicato su “la Città” del 23 gennaio 2011

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