Salernitana e potere: la politica palla al piede

Tutti parlano di calcio. Più del solito. Perché ci sono i Mondiali, il mercato, il valzer degli allenatori, le polemiche, il doping, i processi. E c’è la Salernitana. Senza entrare nella paludosa situazione in cui sguazza il club granata, quello che maggiormente colpisce è l’evidente scontro politico che si materializza attraverso il pallone. Romantico chi pensa che partiti e correnti nulla dovrebbero avere a che fare con calci d’angolo e rigori: da che esiste, il football è crocevia di interessi non sempre sportivi. La premessa è dovuta soprattutto qui a Salerno, dove l’attuale società altro non è che il frutto amaro del famigerato lodo Petrucci che rimetteva all’amministrazione municipale la scelta ultima sulle sorti della squadra di calcio, nel frattempo frullata e fallita. Lombardi, insieme ad un folto gruppo di imprenditori, svaniti in rapida successione nel giro di pochi mesi, fu scelto dal sindaco dell’epoca, Mario De Biase. Il costruttore, oltre supponiamo a fornire garanzie e curriculum, era fortemente voluto dall’area ex Dc (l’allora Margherita) che si identificava in giunta e in consiglio con la maggioranza di governo. Tutto lecito, per carità. Dopo le cose sono andate come sappiamo. La Salernitana ha vinto e poi ha perso. E’ lo sport che è così. In una riflessione più ampia, però, non può passare in secondo piano il come questa società ha vinto e perso. Ed è questo che ha dilaniato una delle piazze più sensibili d’Italia, capace di esaltarsi e abbattersi in nome e per conto di una passione viscerale che giustamente non ammette ragioni.
Usciti dall’equivoco, l’elemento di novità è un altro. Negli ultimi quindici anni, anche in materia di polemica tra Palazzo e pallone, l’unico a dettare i tempi dello scontro era stato il sindaco De Luca. L’altro giorno ha ricordato come non fu certo dolce con Aliberti. E ha ragione, visto che a fasi alterne mai venne lesinato sale sulle ferite del malcapitato di turno. Non avendo mai visto Lombardi di buon occhio, anche in epoche meno critiche il sindaco ha sempre sottolineato come non fosse stato certo lui a mettere il titolo sportivo nelle mani del presidente dell’Ance. La vicenda dei tornelli all’Arechi, poi, rappresenta plasticamente la classica goccia traboccante dal vaso. Questo fino a qualche tempo fa. Adesso la situazione è cambiata. Dopo i segnali di inizio campionato venuti dall’assessore Iannone (“Lombardi? Sarebbe un buon sindaco al posto di De Luca”, disse sorridendo), in campo è sceso direttamente il presidente Cirielli. Sciabola nella destra e scudo nella sinistra, ha alzato i toni della contesa, addebitando una buona fetta della retrocessione della Salernitana proprio al primo cittadino. E’ chiaro che siamo in presenza di provocazione politica, in quanto come ben sanno tutti gli attori di questa disputa a giocare (e perdere) le partite non ci vanno certo sindaci e presidenti. Ma altro non è che l’ennesima conferma di come De Luca non sia più solo. Con toni altrettanto aspri e netti, c’è qualcuno che irrompe sulla scena, usando gli stessi metodi adottati dal sindaco in questi anni. E’ un po’ come guardarsi allo specchio, sapendo che quello riflesso però non sei tu. Non è un caso se Cirielli il livello dello scontro lo stia alzando proprio su Lombardi, nemico giurato di De Luca. E’ un modo per dividere, aumentare il solco, spingere la gente a schierarsi. Da un lato o dall’altro della barricata, senza vie di mezzo. Strategia rischiosa vista l’impopolarità di cui gode l’azionista di maggioranza del club granata, ma che comunque non sembra legata alle sorti della Salernitana e del suo proprietario che non rientrano, come è logico, nelle attività programmatiche di un ente pubblico.
La lunga volata verso le elezioni comunali dell’anno prossimo, insomma, è già iniziata. Con De Luca candidato il risultato sarebbe ancora a lui favorevole, senza dubbio alcuno. In caso contrario, la partita si riaprirebbe. E questo Cirielli lo ha capito da parecchio. Come nel calcio, meglio giocare d’anticipo. Poi palla lunga e pedalare. In salita.

pubblicato su “la Città” del 6 giugno 2010

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