Operazione Fuorigioco: la partita Iva costa cara a campioni e presidenti. Coinvolto De Laurentiis

Aurelio De LaurentiisIl presidente del Napoli, Aurelio De Laurentiis

False fatturazioni ed evasione fiscale. A scriverla così ti aspetteresti una storia fatta di personaggi improbabili e giri di soldi inesistenti. E invece leggi i nomi, le circostanze, i numeri e ti sembra di essere allo stadio. L’ennesima inchiesta che investe il mondo del calcio ha protagonisti eccellenti: De Laurentiis, Lotito, Galliani, Della Valle e poi Lavezzi, Immobile, Denis, Milito. Uno squadrone.
È l’inchiesta “Fuorigioco” della Procura di Napoli: 64 indagati, 35 società coinvolte tra serie A e B, decine di procuratori sportivi invischiati in una rete che gli investigatori ci tengono a definire «un radicato sistema» che da un lato avrebbe sottratto soldi alle casse dello Stato e dall’altro favorito società, calciatori e soprattutto i loro agenti. E il crocevia è proprio il calciomercato, passione di tutti i tifosi prima solo d’estate e ora tutto l’anno. Gli accertamenti della Tributaria hanno riguardato proprio i presunti illeciti collegati alle operazioni di mercato. Il tutto per una evasione fiscale accertata finora per 12 milioni e sequestri per centinaia di migliaia di euro (si va dai due milioni a Hernan Crespo fino agli ottomila euro a De Laurentiis). Non proprio bruscolini.

I protagonisti. Coinvolti pesantemente nell’inchiesta Alessandro Moggi, figlio di Luciano, l’ex direttore generale della Juventus protagonista di Calciopoli. Ma tra gli indagati ci sono tutte figure di primo piano come l’amministratore delegato del Milan Adriano Galliani, il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis, il patron della Lazio e della Salernitana Claudio Lotito, l’ex amministratore delegato della Juve (ora al Paris Saint-Germain) Jean Claude Blanc, i proprietari di Fiorentina, Palermo e Genoa ossia Andrea Della Valle, Maurizio Zamparini ed Enrico Preziosi. È la squadra dei calciatori però quella che impressiona di più. Tutti titolari a partire da Ezequiel Lavezzi, uomo mercato anche in queste ore, e poi Ciro Immobile, German Denis, Diego Milito. Gente che siamo abituati a valutare più di un milione a gol ogni stagione. Dietro le quinte, e neanche poi tanto, anche agenti internazionali come Alejandro Mazzoni e Fernando Hidalgo.

Le accuse. Evasione fiscale ed emissione e utilizzazione di fatture per operazioni «soggettivamente inesistenti» sono i reati ipotizzati dal pool di magistrati, coordinato dal procuratore aggiunto Vincenzo Piscitelli, che ha iniziato ad indagare nel 2012 partendo dai contratti di Lavezzi e Chavez.

Il meccanismo. Ma cosa avrebbero mai fatto presidenti, dirigenti, calciatori e procuratori secondo i magistrati? A spiegarlo è stato proprio il procuratore aggiunto Piscitelli: «Gli agenti dei calciatori – ha spiegato il magistrato – fatturavano in maniera fittizia alle sole società calcistiche le loro prestazioni, simulando che la loro intermediazione fosse resa nell’interesse esclusivo dei club, mentre di fatto tutelavano gli interessi degli atleti. In altre parole lavoravano per i calciatori ma incassavano dalle squadre». Circostanza che non poteva che destare l’attenzione degli investigatori, come conferma Piscitelli: «Le società ne approfittavano per dedurre completamente dal reddito imponibile queste spese, beneficiando altresì della detrazione dell’Iva relativa alla pseudo prestazione ricevuta in esclusiva».

Extra in busta paga. In tal modo veniva consentito ai calciatori di non dichiarare quello che nella sostanza era un fringe benefit riconosciuto dalla società che si accollava, a loro vantaggio, anche la spesa per l’intermediazione, dice la Procura. Per fringe benefit, vale la pena ricordarlo, si intende l’extra retributivo corrisposto a particolari categorie di lavoratori dipendenti, riportato nella busta paga, in aggiunta alla retribuzione monetaria. Inutile dire che, soprattutto negli ultimi anni, proprio questa voce accessoria del compenso è divenuta il nodo più importante delle trattative di calciomercato. Molti trasferimenti, anche clamorosi, sono saltati sui fringe benefit. «L’importo pagato dai club costituiva insomma un reddito da imputare effettivamente al calciatore e, di conseguenza, la società ometteva il pagamento delle ritenute fiscali e previdenziali», ha spiegato ancora Piscitelli.

Cosa accadrà. A livello sportivo la vicenda è nelle mani del procuratore federale Palazzi: in caso di accertamento di responsabilità, potrebbero arrivare delle penalizzazioni in classifica, comunque non in questo campionato. I giocatori invece potrebbero incorrere al massimo in un’ammenda. Esperienza insegna che i tempi saranno lunghi ed asincroni rispetto alla giustizia ordinaria.

Le reazioni. «La vicenda è assolutamente marginale e non fondata, sarà tutto archiviato», ribatte in una nota il Milan, nella cui sede anche ieri i militari della Finanza hanno acquisito documenti. «Sono super tranquillo, è tutta fuffa», ha commentato Aurelio De Laurentiis dopo aver malamente apostrofato una giornalista che chiedeva conto e ragione dell’inchiesta. «Non ho mai eluso le norme del fisco e dello sport, ho sempre rispettato i miei obblighi di contribuente», ha dichiarato da buon figlio d’arte Alessandro Moggi. Severo il presidente del Coni, Giovanni Malagò: «Bisogna chiarire tutto il prima possibile ma va evitato il giustizialismo».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

Articolo pubblicato sui 18 giornali locali del Gruppo Espresso il 27 gennaio 2016

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