Editoria: parte da Salerno l’operazione “Monstre”

di Angelo Di Marino
Il profumo. Non sembri un paradosso, ma è la prima cosa che ti colpisce quando entri in uno stabilimento tipografico. Lo sanno quanti hanno conosciuto gli odori unici ed affascinanti delle macchine piane, un misto ineguagliabile di inchiostro, carta, colori. Sì, perché in una tipografia anche il ciano ha un odore. Sensazioni e sentimenti che, una volta varcata la soglia di Arti Grafiche Boccia, si proiettano nel futuro. Anzi, nel presente. Vincenzo Boccia, l’amministratore delegato dell’azienda fondata dal padre Orazio, quel profumo lo conosce bene. Ed è anche da quello che riparte ogni giorno gettando un ponte lungo migliaia di chilometri, capace di collegare Salerno con il mondo, trasformando la crisi in opportunità.
«Vero. Ma rispondo come rispose mio padre negli anni Ottanta ad un ingegnere della Nebiolo, storica produttrice di macchine tipografiche, che gli chiedeva se si fosse accorto dell’arrivo della crisi: “Veramente no, perché noi qui al Sud siamo sempre in crisi…”. Negli anni abbiamo sviluppato gli anticorpi giusti per difenderci. Senza contare che la migliore difesa resta proprio l’attacco».
Una rotativa “Monstre”, la Cerutti S96, acquisita in un periodo come questo per diventare centro stampa indipendente per quotidiani locali, nazionali ed internazionali. Viste le dimensioni della macchina, una mossa che non passa inosservata…
«È l’avvio di un progetto che rappresenta un’offerta unica sia per numero di pagine realizzabili che per qualità di stampa. Ed è rivolto agli editori quanto agli operatori della Grande distribuzione organizzata».
Competitivi e concorrenziali, in un mondo che sembra aver abbattuto ogni tipo di frontiera grazie al web.
«Internet per noi è stata una grossa opportunità. Ci ha permesso di poter pensare e realizzare una azienda di assoluta eccellenza senza mai lasciare il nostro territorio d’origine. Senza la rete sarebbe risultato necessario dover spostare parte della nostra produzione nelle cosiddette “aree forti”. Grazie al web, invece, ci sono editori e clienti che ci inviano in formato “pdf” i loro prodotti da stampare anche da duemila chilometri di distanza. Insomma, con internet il nostro raggio d’azione è passato da un paio di centinaia di chilometri a oltre duemila».
Nonostante la crisi, come si diceva prima.
«Il mercato si contrae ma si allarga geograficamente. Del resto, il pensare europeo delle Arti Grafiche Boccia parte dagli anni Novanta, non è certo una novità. Il nostro imperativo è stato quello di allargare la geografia parallelamente al nostro segmento prodotti. Dal nostro stabilimento escono migliaia di copie di almeno 10 riviste diverse ogni giorno. Ma non siamo solo giornali e riviste, siamo cartotecnica, etichette, Grande Distribuzione…».
Sempre partendo da Salerno, che resta Sud fino a prova contraria…
«Bisogna cambiare la geografia dei propri occhi. La collocazione di Salerno diventa strategica perché al centro tra Nord e Mediterraneo. Se usi il grandangolo ti rendi subito conto della centralità di Salerno. Certo non basta mettere a fuoco e crederci. Ci vogliono competenza e passione».
È di poche settimane fa, però, una delle prime criticità registrate nello stabilimento. Ne siete usciti?
«Sì, ed è giusta la definizione di “criticità” e non di crisi. Ne parliamo adesso perché nella fase di soluzione non era certo utile accendere i riflettori. Anche perché qui siamo abituati, appena alzati, a guardarci nello specchio e capire che il problema è già di fronte a noi».
Che cosa è successo?
«Quello che gli anglosassoni definiscono la fase del torpore che è tipica quando si hanno livelli elevati di successo. Si inizia a dare tutto per scontato e la squadra è sicura di aver vinto ancor prima di scendere in campo. E invece è proprio in quel momento che inizi a perdere. Per questo abbiamo individuato e concordato una nuova contrattazione di secondo livello con uno scambio salario-produttività che inizia a metterci sulla scia di paesi come la Germania, tanto per intenderci. La produttività è essenziale, così se si realizza ricchezza diventa condivisa. Un progetto affascinante che porta le relazioni industriali in termini moderni ed attuali».
Sarà contento Orazio, capostipite e fondatore di questa azienda.
«Lui esprime dignità che, insieme alla libertà delle persone, rappresenta un valore assoluto per noi. Fare impresa in modo sano significa difendere la tua libertà, quella di chi lavora con te e degli stessi clienti. E questo al Sud ha un valore doppio. Questo (indica il perimetro dello stabilimento, ndr) è un luogo dove persone hanno progettato il presente che in passato era il futuro. Sono cose che insegnano a vivere».
Torniamo ai giornali. A uno in particolare: “la Città”.
«Per noi questo risultato è l’effetto di una doppia sfida vinta: stampare “la Città” e riportarla a Salerno. Tutta la nostra squadra aziendale è particolarmente orgogliosa di questo primo passo che ci proietterà in una dimensione particolarmente affascinante anche in termini di innovazioni organizzative molto avanzate».
Filiera produttiva, anche in questo caso, completamente salernitana. A proposito, girando il mondo che considerazione trova per Salerno?
«Positiva, sicuramente. Esistono i Sud e i Nord e non far parte di una certa generalizzazione negativa è già un elemento essenziale. In parte è fortuna, come quella di essere incastrati tra la Costiera amalfitana e quella cilentana. Ma molto dipende dalle capacità. Penso al porto di Gallozzi, integrato nelle opere urbanistiche firmate da grandi architetti per Salerno. Sono pagine importanti per il marketing territoriale. Sono però importanti anche le infrastrutture, come un aeroporto di primo livello. Da anni cerco di far capire che non serve contare quanta gente parte dallo scalo di Salerno ma quanta ne arriva».
E così torniamo alla crisi…
«Non penso che il trend possa cambiare a breve. La consapevolezza però può essere un valore, alla luce del quale la comunità-Paese potrebbe risultare più unita, proprio come fa una famiglia in difficoltà. Nell’industria siamo ad un passaggio storico che porta dall’essere produttivi ad essere impresa. Per noi stampare bene è una precondizione, poi c’è tutto il resto. Se entriamo in Germania la nostra concorrenza viene dalla Polonia, mentre in Francia i nostri competitori sono spagnoli. E sono anche piuttosto inc… avolati».
Oggi incontra gli studenti del “Genovesi”, dove ha studiato qualche anno fa. Cosa dirà ai ragazzi?
«Che il futuro di questo territorio dipenderà dalla nostra capacità di includere e non di escludere. E che i genitori non devono difendere i figli ma la libertà dei propri figli».
©RIPRODUZIONE RISERVATA

pubblicato su “la Città” del 20 maggio 2014

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